Antartide con le LIM
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Polo Sud...da Google Earth
Da ottobre a dicembre 2007 come insegnante della scuola Martini/Stefanini di Treviso sono stato in Antartide per collaborare alla spedizione internazionale Andrill. Il progetto Andrill vede protagonisti vari centri di ricerca Italiani (CNR, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l'Università di Siena), università e centri di ricerca Americani, Neo Zelandesi e Tedeschi. Assieme ai ricercatori, sono presenti sei insegnanti di materie scientifiche.
Subglacial Lake Vostok (Antarctica) Accretion Ice Contains a Diverse Set of Sequences from Aquatic, Marine and Sediment-Inhabiting Bacteria and Eukarya - pagina originale |
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La storia climatica degli ultimi 800.000 anni del Pianeta Terra Se osserviamo le registrazioni ottenute dalla carota di ghiaccio di EPICA possiamo vedere che esiste una regolare alternanza della temperatura di circa 10-12°C ogni 100.000 anni che rappresenta quella ciclicità dell’eccentricità dell’orbita solare che modula il clima del nostro pianeta. Le alternanze caldo/freddo rappresentano proprio le differenze di irraggiamento solare che avvengono con questa frequenza. Questa fa capire come esiste un’intima relazione tra il nostro Sole ed il sistema climatico del nostro Pianeta. E’ quindi evidente che nella loro semplicità queste variazioni, non solo renderebbero chiari i cambiamenti climatici, ma permetterebbero possibili previsioni future. Però, come già detto, esistono numerosi modulatori interni al clima stesso, che vanno ad interferire con questi meccanismi, rendendo molto più complessa l’interpretazione dei dati. Un esempio lo leggiamo proprio nelle registrazioni di EPICA dove si osserva come gli ultimi 5 periodi caldi (gli interglaciali da oggi fino a circa 420.000 anni fa), sembrano essere tutti simili come intensità, con valori di temperatura che sono uguali o superiori (fino a circa 2°C superiori) a quelli dell’Olocene (l’interglaciale in atto che dura da circa 11.000 anni). Se invece andiamo più indietro nel tempo, precedentemente ai 420.000 anni fino in fondo agli 800.000 anni, osserviamo che i periodi caldi sembrano essere molto meno intensi, con valori di temperatura inferiori a quelli Olocenici. Anche se potrebbe essere spiegato con una minore influenza del Sole sulla Terra, cioè una variazione dei parametri orbitali, questo però non è possibile, dato che i cicli dei parametri orbitali sono fissi da quando il Sistema Solare ha la configurazione attuale, cioè da molti milioni di anni. Inoltre osserviamo, sempre dalle registrazioni di EPICA, che i periodo freddi, le glaciazioni, sembra invece mantenere temperature più o meno simili per tutti gli 800.000 anni. Sembra quindi che nel passato ci sia stata una rivoluzione climatica nei periodo caldi interglaciali ed una situazione di normalità in quelli freddi glaciali. Si tratta di una discrepanza che non è facile comprendere ed infatti è diventata una delle sfide prossime per gli studi paloclimatici sul nostro pianeta. Capire questa rivoluzione climatica vuol dire aggiungere un altro tassello alla comprensione su come funziona il clima del Pianeta Terra. Non soltanto le temperature, ma anche tutti gli altri componenti atmosferici presentano questo stesso comportamento. Infatti i principali gas serra misurati proprio nelle carote di ghiaccio mostrano gli stessi andamenti. Sia l’anidride carbonica (CO2) che il metano (CH4) si comportano in modo completamente parallelo con le registrazioni delle temperature. La CO2 mostra dei minimi di concentrazione durante i periodi freddi glaciali, con valori tra i 180 e 200 parti per milione in volume (ppmv), ed i massimi di concentrazione, con valori tra i 280 ed i 300 ppmv. Lo stesso per il metano ma con valori decisamente inferiori, da 300 a 350 parti per miliardo in volume (ppbv) durante i glaciali, e da 700 a 750 ppbv per i periodo caldi. Da notare che i valori di gas serra registrati negli ultimi 800.000 anni prima dell’era industriale, sono nettamente inferiori a quelli che si registrano oggi a seguito delle emissioni umane. Oggi infatti le emissioni degli ultimi 2 secoli, hanno portato la concentrazione di CO2 a circa 390 ppmv, un 30% in più del massimo valore interglaciale, e per il CH4 un valore di oltre 1800 ppbv che rappresenta un aumento di quasi il 200% dei valori preindustriali. Quindi, ancora una volta, il ghiaccio di ghiacciaio è un’importante archivio di informazioni climatiche, che permette di interpretare con chiarezza le variazioni ed i cambiamenti in corso. |