venerdì 30 dicembre 2016

PolarGAP: un progetto dell'Agenzia spaziale Europea

Il progetto prevede di monitorare l'area dell'Antartide (oltre gli 83° di latitudine) che  non può essere osservata dai satelliti orbitanti attorno alla terra.

Si tratta di monitorare la gravità terrestre con strumenti posizionati su di un aereo.


Ecco ad esempio il grafico ricavato dal monitoraggio della gravità che illustra le aree delle terre continentali sotto la calotta glaciale.

Bacini subglaciali sono stati confermati dai rilievi del progetto PolarGAP:

Intervista al ricercatore Italiano Fausto Ferraccioli, nella pagina da cui sono tratte queste informazioni.

venerdì 16 dicembre 2016

Novembre 2016: ghiaccio marino in Antartide ai minimi

 

L'estensione del ghiaccio nel novembre 2016 è in media di 14,54 milioni chilometri quadrati. La linea gialla mostra l'entità media dal 1981 al 2010 e dà un'idea di quanto  le condizioni di  questo novembre devino dalla norma. In particolare, la misura di novembre di quest'anno era di 1,81 milioni chilometri quadrati al di sotto della media 1981 - 2010.



Dalla NASA, come si muove l'anidride carbonica

Osservazioni ricavate dai satelliti sono state rielaborate al computer per mostrare come si muove l'anidride carbonica nell'atmosfera, dal settembre 2014 al settembre 2015.
Circa il 50 % delle emissioni di CO2 prodotte dagli usi delle società umane rimangono nell'atmosfera, incrementando l'effetto serra, un 25% circa viene assorbito dalla fotosintesi delle piante terrestri, un 25% viene assorbito dagli oceani.
Ci si chiede se le quantità assorbite dalla biosfera terrestre e oceanica siano prossime alla saturazione.




sabato 19 novembre 2016

Foto di G.Scotto di Clemente - 2007

 L'Oceano Meridionale ci sta facendo un grande favore al momento, ma non necessariamente continuerà a farlo! 

  Da Nature....


Alcuni ricercatori stanno testare dei modelli di previsione per stimare come la CO2 si muova tra i mari e l'atmosfera.
Fino ad ora si considerava che l'Oceano Australe antartico avesse assorbito fino al 15% delle emissioni di anidride carbonica emessi dal umanità a partire dalla rivoluzione industriale. Ma in alcuni periodi dell'anno e in luoghi specifici di questa regione, le acque superficiali ricche di carbonio rilasciano CO2 in atmosfera.
Attualmente misure accurate soprattutto in inverno stanno verificando flussi di CO2 in atmosfera, che sono molto più grandi di quanto avevano stimato prima.
L'analisi si basa su 13 boe che sono state in acqua per almeno un anno, quindi la domanda ora è se le emissioni di CO2 più elevate durante l'inverno rappresentano le tendenze più generali dell'intero Oceano Meridionale.
Sentori di qualcosa di simile è stato visto prima.
Nel 2007, un team guidato da Corinne Le Quéré, ora direttore del Centro Tyndall per la Ricerca sui Cambiamenti Climatici a Norwich, UK, ha pubblicato uno studio in Science che indica che il tasso di assorbimento di carbonio da parte del Oceano meridionale è diminuito tra il 1981 e il 2004.
Gli autori incolpato i cambiamenti ai venti che circondano il continente antartico. La velocità di questi venti era aumentato durante quel periodo, probabilmente sia a causa del buco nello strato di ozono stratosferico sull'Antartide sia a causa del riscaldamento globale.
Venti più forti sono capaci di muovere le acque dell'oceano in modo che l'acqua di profondità più ricca di CO2 raggiunge la superficie e rilascia parte del gas disciolto nell'atmosfera.
Se questa tendenza dovesse continuare, i livelli di CO2 atmosferico aumenterebbero ancora più veloce in futuro.
Tuttavia, uno studio in Science l'anno scorso ha rilevato anche una tendenza opposta nei primi anni 2000.
Tutto ciò fa pensare che l'Oceano Meridionale sia molto più volubile di quanto gli scienziati pensassero.
Inoltre bisognerà migliorare la comprensione delle modalità e la tempistica con cui le fioriture di fitoplancton e zooplancton influenzano questi equilibri della CO2 oceanica.
Il carbonio è solo una parte della storia nell'Oceano Antartico.
 Gli scienziati stanno anche cominciando a definire con precisione ciò che accade a tutto il calore che viene assorbito lì.
L'Oceano del Sud è il punto di partenza per una rete di correnti che trasportano l'acqua, calore e sostanze nutritive in tutti i bacini oceanici.
Vicino all'Antartide, le acque di superficie normalmente sono fredde e abbastanza dense da depositarsi sul fondo dell'oceano, formando correnti abissali che abbracciano il fondo del mare mentre scorrono a nord verso il Pacifico, l'Atlantico e l'Indiano.
Molto di ciò che gli scienziati conoscono queste correnti proviene da indagini condotte da navi ogni dieci anni circa a partire dai primi anni 1990.
Nel 2010, quando i ricercatori hanno analizzato i dati delle indagini, hanno trovato una tendenza al riscaldamento pronunciato nelle acque abissali, che in qualche modo assorbe circa il 10% del calore in eccesso derivante da calore globale.
Il livello di riscaldamento nelle profondità dell'oceano è stata una sorpresa, e i ricercatori hanno proposto diverse spiegazioni: un fattore potrebbe essere che le acque di superficie in tutto l'Antartide sono diventati meno salate, in parte a causa di un aumento delle precipitazioni estive sopra l'oceano, acque di superficie più fresche sono meno dense, per cui ci sarebbe minor affondamento di acqua fredda sul fondo del mare per alimentare le correnti di fondo.
L'acqua profonda si riscalda perché non sta facendo tanto rifornimento di acqua fredda", dice Gregory Johnson, un oceanografo con la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) a Seattle, Washington, che è co-autore dell'analisi del 2010.
L'analisi non è ancora pubblicata in quanto i ricercatori desiderano effettuare misure più frequenti per fornire un quadro più completo.
Un consorzio statunitense sta testando 13 galleggianti in un bacino al largo della costa della Nuova Zelanda, e altri nove a sud dell'Australia.
Foto di G. Scotto di Clemente - 2007
Nel mese di gennaio 2015, gli oceanografi a bordo della rompighiaccio australiana Aurora Australis stavano incrociando al largo della costa dell'Antartide quando si è presentata una opportunità unica.
A seguito di una crepa nel ghiaccio marino, sono stati in grado di raggiungere il bordo del ghiacciaio Totten, uno dei più grandi punti di scarico per lo strato di ghiaccio dell'Antartide orientale.
Nessuna altra spedizione aveva raggiunto una distanza di 50 chilometri dal ghiacciaio.
Il team ha predisposto boe e galleggianti nelle acque intorno e sotto il ghiacciaio, che si trova a 200 metri di spessore nel suo fronte anteriore.
Che cosa hanno trovato è stato uno shock.
 L'acqua nella parte anteriore del ghiacciaio era di 3 ° C più calda rispetto al punto di congelamento ai piedi del ghiacciaio.
"Abbiamo sempre pensato che Totten fosse troppo lontano da correnti di acqua calda per essere sensibile, ma abbiamo trovato acqua calda lì attorno", dice Steve Rintoul, un oceanografo presso il Centro di ricerca cooperativa a Hobart, Australia.
Gli scienziati avevano già mostrato che le correnti di acqua calda sono presenti sotto le acque della calotta di ghiaccio dell'Antartide occidentale in molte aree lungo la penisola dove i ghiacciai si estendono nell'oceano.
Ma Rintoul dice che questa spedizione ha fornito alcune delle prime prove concrete che questi stessi processi stanno interessando l'Antartide orientale, sollevando nuove questioni circa la longevità delle lastre di ghiaccio che scendono dal continente.
Non c'è una risposta chiara ancora sulle cause della presenza di queste correnti “calde” in prossimità della superficie.
Alcune spiegazioni invocano cambiamenti nei venti sopra l'Oceano del Sud e la risalita delle acque calde.
Altri si concentrano su acque superficiali più fresche e un ampliamento del ghiaccio marino in alcune zone.
La combinazione di ghiaccio marino in più e le acque di superficie più fresche potrebbe creare una sorta di tappo sul mare che direziona un po 'd'acqua calda in risalita verso la costa.
Foto di G. Scotto di Clemente -200

"Ogni scienziato, me compreso, ha preferito la propria spiegazione", dice Gordon. "Ma è così che funziona la scienza: quanto più si osserva, più complicato diventa".
Ottenere i dati con varie metodologie è solo metà della sfida.
In ultima analisi, gli scienziati hanno bisogno di migliorare i loro modelli di come le correnti trasportino il calore, la CO2 e le sostanze nutritive in tutto il mondo.
L'analisi dei dati provenienti da indagini delle navi suggerisce che l'acqua risalita dell'oceano non sale con un modello semplice vicino all'Antartide.
Piuttosto, turbina intorno al continente una volta e mezzo prima di raggiungere la superficie.
Per Russell (un oceanografo americano), è come se gli scienziati stiano finalmente sollevando il velo sull'Oceano Antartico: "E ' un momento meraviglioso per essere un oceanografo," dice, "perchè stiamo portando avanti questo esperimento geofisico davvero formidabile sul nostro pianeta."

domenica 30 ottobre 2016

Werner Herzog: "Encounters at the end of the world"

Encounters at the End of the World  è un film documentario del 2007 scritto, diretto e narrato da Werner Herzog. Il regista si è recato in Antartide con il suo cameraman Peter Zeitlinger e ha documentato la vita nella stazione McMurdo, sull’isola di Ross, e dintorni… Herzog all'esplorazione dell'Antartide per catturare i suoi paesaggi, una risorsa di una tale bellezza che non si era mai vista in un film.

Il film si può vedere in streaming free, versione in inglese con sottotitoli cliccando qui


sabato 29 ottobre 2016

Mare di Ross: la più grande riserva marina


Da Euronews...


Nel dicembre 2017 sorgerà la più grande riserva marina del mondo di fronte e nel mare di Ross. Il trattato è stato firmato dalla Unione Europea, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e tutti gli altri paesi che fanno parte della Commissione per le risorse marine dell'Antartide. Ultimo ecosistema ancora integro del pianeta grazie a questo accordo la cui durata è di 35 anni.
Pagina originale


mercoledì 26 ottobre 2016

La Terra soffoca. Record di CO2 nell'atmosfera

Da Euronews....un commento al comunicato del WMO (organizzazione metereologica mondiale)


Il ciclo del carbonio...fonte WMO 


mercoledì 21 settembre 2016

Da Nature....una questione antartica non del tutto risolta...ma con un possibile “spiacevole” futuro


Diatomee fossili risalenti all'era pliocenica ( tra 2 e 5 milioni di anni fa) furono trovate nel 1984 lungo la catena Transantartica ad una altitudine di circa 1500 metri, quindi nella parte orientale del continente antartico. Come fu possibile per questi fossili marini arrivare così in alto?

Diatomee fossili al microscopio elettronico


Le diatomee sono organismi unicellulari fotosintetici con involucro cellulare siliceo che formano enormi depositi sedimentari marini.

Il lavoro presentato suppone che nel periodo più caldo del Pliocene le temperature medie fossero di 1-2 gradi superiori alle attuali ma con una concentrazione media di CO2 nell'atmosfera di 400 ppm come l'attuale e le calotte galleggianti della grande calotta antartica orientale si siano ritirate per centinaia di chilometri soprattutto nelle parti collegate alla calotta occidentale.

Simulazione delle calotte antartiche durante il Pliocene Caldo

Temperatura media annuale - calcolata - del Pliocene  (a) ed estiva (b), Temperatura annuale del Pliocene contro la Temp attuale (c) ed estiva (d).

A causa di questo ritiro i sedimenti marini sono rimasti scoperti in un arcipelago di isole e sensibili a fenomeni di erosione eolica che avrebbe “sparpagliato” i resti fossili di diatomee lungo la catena transantartica.

Modello della superficie glaciale (a) e modello dei venti (b)

Queste nuove interpretazioni comunque mettono in evidenza come anche la enorme calotta antartica orientale che nel suo centro ha uno spessore di oltre 4000 metri fu in un passato geologico più o meno caldo dell'attuale ma con analoghe concentrazioni di gas serra nell'atmosfera, sia stata soggetta a evidenti fasi di ritiro con conseguente aumento del livello dell'acqua negli oceani.

Il testo originale è pubblicato in Nature Communications:
Windblown Pliocene diatoms and East Antarctic Ice Sheet retreat, di Reed P. Scherer,, Robert M. DeConto, David Pollard & Richard B. Alley

Due video che illustrano scenari futuri relativi all'influenza del effetto serra sull'Antartide. 




I video sono tratti da:

mercoledì 14 settembre 2016

Ice Memory, le ''carote'' di ghiaccio sul Monte Bianco

Glaciologi e ingegneri al lavoro per i prelievi fino a 130 metri di profondità: i cilindri estratti dal ghiacciaio del Col du Dôme (Monte Bianco a 4300 metri) verranno conservati in Antartide nella base Italo-francese di Concordia e studiati per comprendere i cambiamenti climatici....

Da Repubblica News 
 

venerdì 12 agosto 2016

Scorbuto sul ghiaccio

 

..."Fra i mammiferi, solo i primati, le cavie e i pipistrelli frugivori dell’India richiedono la presenza di vitamina C nella loro dieta. In tutti gli altri vertebrati – per esempio nei canidi e nei felidi – l’acido ascorbico è prodotto nel fegato a partire dallo zucchero semplice glucosio per mezzo di una serie di quattro reazioni, ognuna delle quali è catalizzata da un enzima.
Per questi animali, quindi, l’acido ascorbico non è una necessità della dieta.
È presumibile che a un certo punto lungo il percorso dell’evoluzione umana l’uomo abbia perso la capacità di sintetizzare l’acido ascorbico dal glucosio, a quanto pare perdendo il materiale genetico che ci permetteva di produrre la gulonolattone ossidasi l’enzima necessario per il passo finale in questa sequenza.
Vitamina C - Acido ascorbico

Ancora all’inizio del XX secolo alcuni esploratori delle regioni antartiche credevano che lo scorbuto fosse causato dalla putrefazione di cibo conservato, dall’intossicazione acida del sangue e da infezioni batteriche.
Benché la somministrazione obbligatoria di succo di limone avesse praticamente eliminato lo scorbuto dalla marina britannica già all’inizio dell’Ottocento, benché gli eschimesi delle regioni artiche che mangiavano carne fresca ricca di vitamina C, cervello, cuore e reni di foche non venissero mai colpiti dallo scorbuto, e a dispetto dell’esperienza di numerosi esploratori le cui misure cautelative contro lo scorbuto comprendevano la maggiore quantità di carne fresca possibile nella dieta, il comandante di marina britannico Robert Falcon Scott continuò a credere che lo scorbuto fosse causato da carne guasta.
L’esploratore norvegese Roald Amundsen trattò invece lo scorbuto con grande serietà e fondò la dieta per la sua fortunata spedizione al Polo Sud su carne fresca di foca e di cane.
Nel 1911, il suo viaggio di ritorno dal Polo, di circa 2250 chilometri, ebbe luogo senza malattie o incidenti.
Gli uomini di Scott non furono altrettanto fortunati.
 Il loro ritorno, dopo avere raggiunto il Polo Sud nel gennaio 1912, fu rallentato da un’ondata eccezionale di maltempo. Sintomi di scorbuto, provocati da una dieta priva di cibi freschi e di vitamina C protratta per vari mesi, possono avere gravemente ostacolato i loro sforzi.
A meno di diciotto chilometri da un deposito di cibo e di combustibile erano ormai troppo stremati per proseguire.
Per il comandante Scott e per i suoi compagni di sventura sarebbero bastati pochi milligrammi di acido ascorbico per cambiare il loro mondo....."

Testo liberamente tratto da:
I bottoni di Napoleone, P. Le Couteur J. Burreson, Longanesi


lunedì 1 agosto 2016

Il lago di Vostok e la genetica

...."Il posto più freddo sulla Terra non è, come potreste pensare, il Polo Sud, ma un luogo che si trova nel mezzo dell'Antartide orientale, a circa 1300 chilometri dal Polo. Lì, le temperature invernali arrivano regolarmente a diverse decine di gradi sotto lo zero, ed è stata registrata la temperatura più bassa sulla Terra il 21 luglio 1983: -89,2°. A temperature cosi basse l'acciaio va in frantumi e bisogna tagliare il carburante diesel con la sega elettrica.
 Il freddo estremo congela tutta l'umidità nell'aria, e assieme ai forti venti incessanti rende l'Antartide orientale il posto probabilmente più inospitale del pianeta.
Ma non è sempre stato un luogo così ostile. Il continente Antartide una volta era parte di un supercontinente chiamato «Gondwana», che in effetti si trovava vicino all'Equatore. Era coperto da una fitta vegetazione di pteridospermatofite (felci arboree con semi), alberi di Ginkgo biloba e cicadi, di cui si nutrivano i dinosauri e altri rettili erbivori, come il Lystrosaums, una sorta di rinoceronte rettiliano.
Ma circa ottanta milioni di anni fa il supercontinente iniziò a dividersi, e un frammento si spostò lentamente verso sud, finché arrivò sul Polo Sud e divenne l'Antartide che conosciamo ora.
Poi, circa 65 milioni di anni fa, un enorme asteroide colpì la Terra, liberandola dai dinosauri e da tutti i rettili giganti, e lasciando libera la nicchia ecologica che permise ai mammiferi, a sangue caldo, di diventare dominanti.
Nonostante l'Antartide fosse molto lontana dal sito dell'impatto, la flora e la fauna del continente furono radicalmente alterate, e le felci e le cicadi furono sostituite da foreste decidue, abitate da marsupiali ora estinti, rettili e uccelli, inclusi dei pinguini giganti.
Nelle valli, fiumi impetuosi e laghi profondi brulicavano di pesci e artropodi.Ma con il calare del livello dei gas dell'effetto serra, nell'Antartide si abbassò anche la temperatura. Le correnti oceaniche favorirono il raffreddamento e, circa 34 milioni di anni fa, le acque di superficie dei fiumi e dei laghi iniziarono a congelarsi in inverno.
Poi, circa 15 milioni di anni fa, il ghiaccio smise di sciogliersi in estate, stringendo laghi e fiumi sotto una cappa perenne di ghiaccio.
Con il continuo raffreddamento del pianeta, ghiacciai imponenti avanzarono sull'Antartide, provocando l'estinzione di tutti i suoi mammiferi, i suoi rettili e gli anfibi terrestri, rivestendo la terra, i fiumi e i laghi di giganteschi strati di ghiaccio, spessi molti chilometri.
Da allora, l'Antartide è bloccata nel ghiaccio.
Solo nel XIX secolo un essere umano - il cacciatore di foche John Davis - posò per primo il piede sul continente; e solo nel secolo seguente iniziarono gli insediamenti stabili, quando diverse nazioni si precipitarono a stabilire concessioni territoriali, costruendo stazioni di ricerca sul continente.
La prima stazione sovietica in Antartide, Mirnij, venne insediata vicino alla costa il 13 febbraio 1956, e da lì, due anni dopo, partì una spedizione verso l'interno del continente, con l'obiettivo di stabilire una base sul polo magnetico.
La spedizione fu tormentata da tempeste di neve, neve farinosa, freddo intenso (-55°) e carenza di ossigeno, ma alla fine arrivò al polo sud magnetico il 16 dicembre, durante l'estate dell'emisfero australe, e vi stabilì la stazione Vostok.
Da allora, quella base di ricerca è abitata quasi costantemente da un'equipe di scienziati e tecnici, in numero variabile tra dodici e venticinque, che si occupano di misure geomagnetiche e atmosferiche. Uno degli scopi principali della stazione di ricerca è perforare lo strato sottostante per raccogliere dal ghiaccio testimonianze del clima del passato eseguendo carotaggi.
Negli anni settanta i tecnici estrassero carote di ghiaccio dalla profondità di 952 metri, raggiungendo il ghiaccio che si era creato durante l'ultima era glaciale, decine di migliaia di anni fa.
Negli anni ottanta arrivarono nuove attrezzature e i ricercatori riuscirono a raggiungere una profondità di 2002 metri.
Nel 1998 i ricercatori riuscirono a estrarre campioni a 3623 metri di profondità, toccando uno strato di 420000 anni fa.
Ma poi smisero di scavare, perché avevano trovato qualcosa di strano vicino al fondo del pozzo trivellato.
Già qualche decennio prima, nel 1974, si era scoperto che c'era qualcosa di inusuale sotto la stazione Vostok; un'analisi sismica della regione, fatta dagli inglesi, aveva rivelato anomalie in una vasta area di quasi diecimila chilometri quadrati, a circa 4 chilometri sotto la superficie.
Il geografo russo Andrej Petrovic Kapica suggerì che l'anomalia, scoperta dal radar, fosse un enorme lago intrappolato nel ghiaccio, la cui temperatura, sufficiente a mantenerlo liquido, era dovuta all'enorme pressione del ghiaccio che premeva dall'alto e all'energia geotermica dal basso.
La spiegazione di Kapica fu alla fine confermata nel 1996 da misure satellitari, che rivelarono un lago profondo fino a 500 metri (dalla cima della superficie liquida al fondo), grande quanto il lago Ontario (circa 20000 chilometri quadrati). Lo chiamarono lago Vostok.
Con un lago preistorico sepolto sotto il ghiaccio, le operazioni di carotaggio alla stazione Vostok assunsero tutta un'altra rilevanza, perché si stava arrivando in un ambiente unico.
Il lago Vostok era isolato dalla superficie terrestre da centinaia di migliaia di anni, forse milioni, un mondo perduto.
Cos'era successo a tutti quegli animali, piante, alghe e microbi che popolavano il lago prima che venisse sigillato, racchiudendo al suo interno organismi che magari erano sopravvissuti al freddo e al buio assoluti?
La vita si era completamente estinta, oppure alcune creature erano sopravvissute e si erano adattate a vivere a diversi chilometri sotto la superficie del ghiacciaio?
Questi organismi avrebbero dovuto far fronte a un ambiente estremo: freddo intensissimo e buio totale, un bacino d'acqua sottoposto alla pressione dello spesso strato di ghiaccio sovrastante, più di trecento volte la pressione di qualunque lago di superficie.
Tuttavia, diverse forme di vita riescono sorprendentemente a ritagliarsi uno scampolo di esistenza in luoghi impossibili, come la bocca di un vulcano, rovente e sulfurea, laghi acidi, e perfino fosse oceaniche profonde e buie, migliaia di metri sotto la superficie dell'acqua.
Forse anche il lago Vostok riusciva a sostenere il suo ecosistema di «estremofili».
La scoperta di un lago sotto il ghiaccio divenne ancora più significativa grazie a un'altra rivelazione, a circa 600 milioni di chilometri di distanza, fatta nel 1980 dalla sonda spaziale Voyager 2 che fotografò la superficie di Europa, una delle lune di Giove, rivelando una superficie ghiacciata con chiari segnali di un oceano liquido sottostante.
Se la vita poteva sopravvivere per centinaia di migliaia di anni in acqua sepolte per chilometri sotto un ghiacciaio antartico, forse anche gli oceani sommersi di Europa contenevano vita aliena.
La ricerca di segni di vita nel lago Vostok divenne allora una prova generale per la molto più eccitante ricerca di vita al di fuori del nostro pianeta.
Gli scavi furono interrotti nel 1996, appena 100 metri sopra la superficie del lago, per impedire alle sue acque incontami­ nate di venire a contatto con la punta della trivella, satura di cherosene, potenzialmente inquinato con piante, animali, mi­ crobi e composti chimici provenienti dalla superficie.
Le acque del lago Vostok erano comunque già state studiate con carote di ghiaccio estratte in precedenza.
Le correnti termali muovono l'acqua del lago, così che, subito sotto il suo tetto di ghiaccio, c'è un continuo ciclo di acqua che si congela e si scioglie.
Questo processo va avanti da quando il lago è stato isolato, quindi il suo tetto è costituito non di acqua del ghiacciaio, ma di acqua del lago congelata che si estende per decine di metri al di sopra della superficie liquida del lago.
 Le trivellazioni precedenti erano penetrate fino a questo livello, e nel 2013 venne pubblicato il primo dettagliato resoconto dell'analisi delle carote.
La conclusione dell'articolo era che il lago isolato contiene una complessa rete di organismi, tra cui batteri, funghi e protozoi, assieme ad animali più complessi come molluschi, vermi, anemoni e perfino artropodi. Gli scienziati sono riusciti a identificare il tipo di metabolismo usato da que­ste creature, e anche la loro probabile ecologia e il tipo di ecosistema che si è creato.
Ciò che vogliamo mettere in evidenza qui non sono le forme di vita nel lago Vostok, indiscutibilmente affascinanti, ma il modo in cui un ecosistema riesce a sopravvivere, isolato per migliaia o milioni di anni. Vostok può essere considerato un microcosmo della Terra, anch'essa quasi totalmente isolata da influenze esterne, a parte i fotoni solari, per quattro miliardi di anni, eppure con un ecosistema ricco e diversificato, sopravvissuto a catastrofi grandiose, come enormi eruzioni vulcaniche, impatti di asteroidi e radicali cambiamenti climatici.
Come fa la vasta complessità della vita a prosperare e resistere a cambiamenti estremi nel suo ambiente, per migliaia o perfino miliardi di anni?
Un indizio proviene dal materiale studiato dall'equipe di biologi a Vostok, in particolare da alcuni microgrammi di un composto chimico estratto dalle acque ghiacciate del lago, cruciale per la continuità e la diversità della vita sul nostro pia­ neta, che contiene la molecola più straordinaria dell'universo intero.
Si chiama dna.
Il gruppo che ha studiato il dna a Vostok è basato alla Bowling Green State University negli Stati Uniti.Per decifrare la sequenza di milioni di frammenti di molecole di dna raccolte dalle acque del lago, i ricercatori usarono il tipo di tecnologia già usata in precedenza per sequenziare il genoma umano.
Poi confrontarono il dna di Vostok con basi di dati che contengono sequenze di geni provenienti dai genomi di migliaia di organismi raccolti in tutto il mondo.
Scoprirono che molte delle se­quenze di Vostok erano identiche, o molto vicine, ai genomi di batteri, funghi e artropodi che vivono in altri luoghi, in particolari nei laghi freddi e nelle fosse oceaniche più profonde: ambienti simili al lago Vostok, insomma.
Da queste similarità genetiche gli scienziati fecero ipotesi sulla natura e il comportamento del tipo di organismi che avevano lasciato la loro impronta genetica sotto il ghiaccio.Ma ricordiamo che gli organismi di Vostok sono isolati da centinaia di migliaia di anni.
La similarità delle loro sequenze di dna a quelle di organismi che vivono sopra il ghiaccio è dovuta a qualche antenato comune, un organismo che viveva tra la flora e la fauna dell'Antartide prima che il lago e i suoi abitanti venissero sigillati nel ghiaccio.
Le sequenze genetiche dell'antenato erano state quindi copiate, indipendentemente sopra e sotto il ghiaccio, per migliaia di generazioni. Eppure, nonostante la lunga catena di migliaia di copie, le versioni degli stessi geni sono rimaste quasi identiche.
In qualche modo, la complessa informazione genetica che determina la forma, le caratteristiche e la funzione degli organismi viventi sopra e sotto il ghiaccio è stata fedelmente trasmessa, con pochissimi errori, per centinaia di migliaia di anni.
Questa abilità che ha l'informazione genetica di replicare se stessa fedelmente da una generazione alla successiva (ciò che chiamiamo «ereditarietà genetica») è, naturalmente, fondamentale per la vita.I geni, scritti nel dna, codificano per le proteine e gli enzimi che, per mezzo del metabolismo, costruiscono ogni biomolecola di ogni cellula vivente, dai pigmenti fotosintetici delle piante e dei microrganismi ai recettori olfattivi degli animali, alla misteriosa bussola degli uccelli, e, in pratica, a ogni caratteristica di ogni organismo vivente.
Molti biologi di fatto indicherebbero questa autoreplicazione come la caratteristica fondamentale che definisce la vita.
Gli organismi viventi non riuscirebbero a replicare se stessi se non fossero capaci di replicare, come prima cosa, le istruzioni per replicare se stessi.
Quindi, il processo dell'ereditarietà (la riproduzione ad alta fedeltà dell'informazione genetica) è ciò che rende la vita possibile....
La questione dell'ereditarietà (come fa l'informazione genetica a trasmettersi con tale precisione da una generazione alla successiva) fu fondamentale per convincere Erwin Schròdinger che i geni sono entità quantomeccaniche.
Aveva ragione? Dobbiamo ri­correre alla meccanica quantlstica per spiegare l'ereditarietà?
Questa è la domanda che affronteremo ora...."

Questo testo è stato liberamente adattato da:
J.Al-Khalili, J McFadden, La fisica della vita, Bollati Boringhieri, 2015, pagg.217,222
affronta molte questioni non del tutto risolte della Biologia molecolare e soprattutto cerca di individuare come la teoria della meccanica quantistica possa spiegarle.

giovedì 21 luglio 2016

"Shackleton 100"

centenario della spedizione 1916 - 2016

Nel sito ufficiale della Fondazione  una applicazione per viaggiare in Antartide seguendo Shackleton...

clicca qui




"Shackleton 100"

centenario della spedizione 1916 - 2016 - un breve racconto...

Ernest Shackleton, sul Times del 29 dicembre 1913:" Sono felice ora di poter affermare che ... una spedizione partirà il prossimo anno con l'obiettivo di attraversare il continente sud polare da mare a mare ". 

Inizia così la grande avventura.....


Shackleton aveva sperato di tornare in Antartide per diventare il primo uomo a raggiungere il Polo Sud, ma questo obiettivo era stato anticipato sia da Ronald Amundsen che da Robert Falcon Scott (morto durante il percorso di ritorno alla base antartica), ma Shackleton vedeva ancora l'estremo sud come un luogo formidabile per raggiungere fama e fortuna. Attraversare il continente da mare a mare sembrava proprio il progetto adatto per catapultarlo ancora una volta sulla scena internazionale.

Il piano di Shackleton consisteva nel portare una dozzina di uomini a Baia di Vahsel, e con sei di loro intraprendere il viaggio trans-antartico di circa 1.700 miglia terrestri, con slitte di cani, passare per il Polo Sud e da lì giungere a McMurdo Sound attraverso il ghiacciaio Beardmore e la Grande Barriera di Ghiaccio (ora conosciuto come il Ross Ice Shelf). Una seconda nave sarebbe andata direttamente nella regione del Mare di Ross, dove stabilire una base in McMurdo Sound e poi predisporre depositi di cibo e carburante attraverso la grande calotta glaciale, pronti per essere utilizzati dal gruppo che avrebbe attraversato il continente.
Studi scientifici sarebbero stati condotti in entrambe le basi, così come dalla parte trans-antartica e da entrambe le navi.
Le due navi scelti per la spedizione si chiamavano Polaris e Aurora. La Polaris sarà rinominata in Endurance e su questa nave si imbarca Shackleton e i suoi uomini.

Endurance arriva nell'oceano antartico dalle parti del mare di Weddell il 5 dicembre 1914, ma trova la
Andando alla deriva in balia del ghiaccio, il 22 febbraio 1915 Endurance raggiunse il parallelo 77 °, il suo punto più a sud . Ma lì, con la terra all'orizzonte, la nave veniva portatta alla deriva lentamente verso ovest, lontano dalla sua destinazione prevista.
banchisa di ghiaccio molto più a nord rispetto al solito. Per le successive sei settimane la nave cerca lentamente di trovare un varco verso sud, schivando o girando intorno al ghiaccio spesso. La costa antartica di Coats Lands fu avvistata il 10 gennaio 1915, Shackleton valutò se sbarcare sulla costa di Glacier Bay, ma decise invece di mantenere la rotta per la Baia di Vahsel. Fu una scelta fatidica, perché seppur non lontano dalla loro destinazione il ghiaccio marino chiuse ermeticamente la nave, la teneva in una morsa che, con le temperature già in calo, non sarebbe mai stata rilasciata.

Alexander Macklin, uno dei due chirurghi della nave, osservò nel suo diario: 'Shackleton in questo momento ha mostrato una delle sue scintille di vera grandezza. Non ha affatto rabbia, o mostra esteriormente il minimo segno di delusione; ci ha detto semplicemente e con calma che dobbiamo affrontare l'inverno, ha spiegato i suoi pericoli e le possibilità; non ha mai perso il suo ottimismo, e ci ha preparato per l'inverno '.
L'interno della nave è stato convertito in più comode cabine per l'inverno, e anche se il sole scomparve la prima settimana di maggio, Shackleton teneva gli uomini occupati con mansioni regolari, l'addestramento con i cani, e altre attività e divertimenti, mentre gli scienziati rivolsero la loro ricerca in un programma di ricerca sull'oceano antartico.

Il 24 ottobre 1915 la pressione fece tremare furiosamente l'intera nave, e poi la inclinò a dritta.

L'acqua cominciò a entrare dalla parte del dritto di poppa danneggiato, e nonostante gli uomini freneticamente facessero funzionare le pompe per tutto il giorno e la notte, l'acqua continuava a crescere. Infine, la sera del 27 ottobre, Shackleton diede l'ordine di abbandonare la nave.




Con i cani e tutto ciò che poteva essere facilmente trasportato, i 28 uomini furono divisi tra cinque tende per formare quello che chiamarono Dump camp a circa 100 iarde (90 metri) di distanza dal relitto della nave su un grande lastrone di ghiaccio.

Nelle settimane successive, enormi quantità di materiale furono recuperati dalla nave. Era stata un'impresa coraggiosa perché Endurance non era un posto sicuro, come mostrato il 21 novembre, quando la sua prua si immerse, la poppa sollevata in aria, mentre tutto scivolava sotto il ghiaccio.

Fu il 9 aprile 1916, quando il ghiaccio si era finalmente rotto abbastanza da permettere loro di immergere le barche e salpare tra i banchi di ghiaccio e mari in tempesta. Per sei giorni gli uomini rannicchiati nelle piccole imbarcazioni, in uno spazio angusto e costantemente bagnato dall'acqua semi congelata, soffrirono terribilmente la sete, la fame, e il mal di mare. Ma Shackleton e Worsley il 15 aprile li portarono su di una spiaggia rocciosa esposta su Elephant Island, dal nome di Cape Valentine.

Anche se i membri della spedizione erano ormai giunti sulla terraferma per la prima volta in 16 mesi, erano tutt'altro che al sicuro, perché i loro rifornimenti erano scarsi, la loro salute provata, e nessuno da casa sapeva dove si trovavano. In puro “Shackletonian style”, il loro leader si determinò ad andare a cercare aiuto nella base dei balenieri nella Georgia del Sud, circa 800 miglia nautiche (1.480 km) più a nord attraverso uno dei mari più pericolosi al mondo.

Sei uomini partirono il 24 aprile 1916, in direzione nord per superare la banchisa, e poi girando verso est in direzione della Georgia del Sud. Per le successive due settimane, la piccola barca fu squassata dalle tempeste, tra cui una gigantesca onda che quasi la sommerse. C'era poca protezione dall'acqua gelida, che imbeveva gli uomini e i loro sacchi a pelo sotto la coperta. Le condizioni della temperatura fece sì che la barca fu presto coperta di ghiaccio, e gli uomini malnutriti dovevano togliere il ghiaccio stando disperatamente aggrappati, sapendo che se la presa scivolava, sarebbero andati in mare a morte certa. La tempesta continuò e con il cielo coperto da scure nuvole era estremamente difficile per Worsley prendere le osservazioni necessarie per la navigazione. Tuttavia, il quindicesimo giorno avvistarono la Georgia del Sud. Il mare grosso e il brutto tempo impedirono loro di attraccare per due giorni e minacciarono di distruggere la barca sulle scogliere, ma il 10 maggio 1916 erano finalmente in grado di spiaggiare in Haakon Bay sul lato sud dell'isola.

Ora il loro scopo era quello di attraversare l'interno della Georgia del Sud e trovare aiuto presso la stazione baleniera di Stromness Bay. Tuttavia, anche se la stazione era solo a 22 miglia (35 km) di distanza, la spina dorsale dell'isola era costituita da una catena montuosa inesplorata ricoperta da ghiacciai e nevai. Equipaggiato solo con un ascia per una piccozza, viti nel loro stivali per ramponi, e una corda, in tre marciarono per 36 ore di fila, salendo, secondo Worsley, a più di 5.000 piedi (1.525 m), raramente fermandosi per mangiare o riposarsi. Esausti e verso la fine della loro resistenza, finalmente raggiunsero Stromness, dove raccontarono la loro storia al gestore della stazione, Thoralf Sørlle.
Shacketon può ora organizzare un viaggio per recuperare gli altri uomini lasciati sulla costa antartica.

Furono necessari più tentativi:
  1. una spessa banchisa di ghiaccio a circa 60 miglia (100 km) da Elephant Island lo costrinse a ritirarsi alle isole Falkland.
  2. Shackleton ci riprova con il peschereccio Instituto de Pesca, no. 1, che il governo uruguaiano gli dà in prestito per un altro tentativo di salvataggio. Ma anche questa volta è costretto a tornare indietro dal ghiaccio, questa volta a circa 18 miglia (30 km) da Elephant Island.
  3. Shackleton, Worsley e Crean andarono a Punta Arenas in Cile, dove, con il contributo di residenti locali, noleggiò la goletta Emma. Tuttavia, a circa 90 miglia (150 km) a nord di Elephant Island, il motore si ruppe, e la nave dovette ritirarsi.
  4. Infine, il governo cileno accettò di far scendere il rimorchiatore d'acciaio Yelcho, sotto il comando di Luis Pardo. Il 30 agosto 1916, dopo 137 giorni di permanenza a Elephant Island, gli uomini sono stati traghettati sullo Yelcho, che partì immediatamente dopo che l'ultimo membro della spedizione era a bordo, prima che il ghiaccio potesse intrappolarla. Tornarono a Punta Arenas, e poi da lì a Valparaiso in Cile.
Una volta che quelli dell'Endurance erano al sicuro, l'attenzione di Shackleton si rivolse a salvare i suoi uomini nell'estremo sud antartico, nel mare di Ross.

La spedizione nel Mare di Ross era stato mal organizzato fin dall'inizio. Aurora era entrata in McMurdo Sound a metà gennaio 1915, ma non era riuscita a raggiungere il rifugio di Hut Point, il luogo più opportuno per istituire la base, per la sua vicinanza con la Grande Barriera di Ghiaccio. Invece, Enea Mackintosh, comandante della spedizione, scaricò le forniture circa 12
miglia geografiche (22 km) a nord, alla vecchia base di Scott a Cape Evans.

Con l'arrivo di Aurora a Wellington il 9 febbraio 1917 la spedizione era finalmente terminata.

In molti sensi, l'Imperial Trans-Antarctic Expedition è stato un fallimento. Non solo non aveva raggiunto nessuno dei suoi obiettivi geografici o scientifici, ma una nave e tre uomini erano stati persi, con la maggior parte dei campioni scientifici.
E tuttavia il modo in cui Shackleton ha tenuto la sua spedizione insieme sul ghiaccio, e il modo con cui ha proceduto a salvarli attraverso uno dei più sorprendenti viaggi della storia navale su di una barca aperta con l'attraversamento dell'oceano antartico per la Georgia del Sud, ha fatto di questa spedizione un racconto epico di avventura, e ha consegnato a Shackleton il riconoscimento di uno dei più grandi leader della storia delle esplorazioni. Un secolo dopo, i suoi successi nel proteggere e salvare i suoi uomini sono molto più importanti che l'attraversamento del continente antartico, che è stato finalmente completato 40 anni dopo con una spedizione guidata da Vivian Fuchs.
Quindi, anche se Shackleton non è riuscito a realizzare i suoi piani, ha lasciato un gloriosa eredità di ciò che può essere raggiunto dalla volontà umana e da uno spirito indomito.

Liberamente tradotto da: The Imperial Trans-Antarctic Expedition” - Dr Beau Riffenburgh
© Scott Polar Research Institute, University of Cambridge 

Le immagini sono prese da: SOUTH! - THE STORY OF SHACKLETON’S LAST EXPEDITION 1914–1917,
The Project Gutenberg eBook
 

 

martedì 19 luglio 2016

"Shackleton 100"

centenario della spedizione 1916 - 2016

Centenario della missione di Sir Ernest Shackleton in Antartide: la missione è stata un fallimento, ma è formidabile la storia di come Shackleton abbia riportato indietro gran parte dell'equipaggio sopravvissuto nel luogo più inospitale della Terra. 
 Per più di 300 giorni l'equipaggio è stato alla deriva in Antartide, vivendo prima sopra i banchi di ghiaccio, poi su isole disabitate, mentre Shackleton ha guidato la missione di soccorso più incredibile, con un viaggio in barca contro venti di uragano e onde mostruose per raggiungere l'isola della Georgia del Sud, poi con un viaggio attraverso le sue catene montuose inesplorate per trovare una nave con cui reuperare l'equipaggio in Antartide.
Sono tutti parte della più grande storia di sopravvivenza e di leadership che il mondo abbia conosciuto. 




Le immagini sono prese da: SOUTH! - THE STORY OF SHACKLETON’S LAST EXPEDITION 1914–1917,
The Project Gutenberg eBook




mercoledì 11 maggio 2016

Una animazione per illustrare la variazione della temperatura globale terrestre dal 1850 al 2016

 

La spirale animata presenta le variazioni della temperatura globale in un modo visivamente accattivante e diretto. Il ritmo del cambiamento è immediatamente evidente, soprattutto negli ultimi decenni. La relazione tra le Temperature globali e i limiti da non superare discussi a livello internazionale sono così chiare da non richiedere ulteriori complesse interpretazioni.

https://twitter.com/ed_hawkins/status/729753441459945474
 Per vedere l'animazione clicca sull'immagine.



lunedì 15 febbraio 2016

Cape Denison: i pinguini di Adelia bloccati dall'iceberg....


Un iceberg gigantesco sta bloccando la colonia di pinguini di Cape Denison.

Da "The West Coast Penguin Trust":