martedì 19 dicembre 2023

 Dopo la Cop28...


Da Il fatto quotidiano - 19/12/2023

(...) Uno studio durato sette anni e condotto da 80 scienziati provenienti da 16 nazioni,
recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science, rivela che l’attuale concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è la più elevata degli ultimi 14 milioni di anni e si è raddoppiata dall’era pre-industriale. Nel corso della ricerca è stata ricostruita la concentrazione di anidride carbonica degli ultimi 66 milioni di anni, evidenziando che durante il massimo termico dell’eocene, la CO2 raggiunse le 1600 ppm, quattro volte l’attuale livello. 
In quel periodo, la temperatura media terrestre era di circa 12-13 °C più alta rispetto a oggi, attestandosi intorno ai 28-29 °C. La quota di 1600 ppm venne raggiunta in un periodo di emissione protratto per circa 30/50.000 anni, con una media di emissione di 0,24 miliardi di tonnellate (Gt) di carbonio all’anno. Questo è in netto contrasto con le attività umane attuali che emettono 35Gt/anno, un ritmo molto più accelerato.
(..) E' significativo il divario stra i processi naturali del passato e le attività umane contemporanee,
evidenziando una preoccupante accelerazione dei cambiamenti climatici. Mentre la Terra ha sperimentato un aumento termico di circa 5 °C in 10.000 anni, oggi stiamo affrontando un aumento di 1°C in meno di 100 anni.
...Mentre le misure dell’osservatorio europeo Copernicus hanno confermato che il 2023 è stato l’anno più caldo da quando si raccolgono dati in modo sistematico, i 198 partecipanti alla conferenza Cop28 dell’ONU sul clima a Dubai hanno raggiunto un compromesso inefficace sulle azioni da intraprendere per ridurre l’utilizzo delle energie fossili, responsabili della grande parte dell’aumento della temperatura. Non sono stati assunti infatti impegni vincolanti per una drastica riduzione delle fonti fossili; se si auspica una “transizione fuori dal fossile”, nel documento finale non si indicano impegni vincolanti, non è stato fissato un termine entro il quale raggiungere i pur generici obiettivi indicati, né è stato stabilito chi debba controllare l’adozione di misure efficaci.
(...) Le emissioni globali aumenteranno quest’anno di un altro 2% mentre per limitare l’aumento del riscaldamento è necessario un taglio delle emissioni di oltre il 40% entro il 2030. Il problema insoluto, e forse insolubile, è che la crescita economica di tanti Paesi emergenti, primi tra tutti Cina e India,
comporterà un aumento ancora maggiore delle emissioni, a fronte del fatto che i Paesi primi per emissioni pro-capite sono gli Stati Uniti e il Canada.
...C’è infatti una relazione chiara tra Pil pro-capite ed emissioni di CO2 pro-capite che può essere modificata solo cambiando le fonti di approvvigionamento energetiche. Quello che gli esperti hanno
considerato essere un limite invalicabile è dunque già fuori portata, e ci stiamo dirigendo verso i +3 gradi per la fine del secolo. Purtroppo la Cop28 ha certificato la fine dell’“età della ragione” di cui forse è stato sempre evidenziato solo l’aspetto positivo mentre il conto finale lo iniziamo a pagare ora.
 
 


mercoledì 6 dicembre 2023

 Attivismo globale in camice bianco, ora si ribellano anche gli scienziati

 

Da "Il Manifesto" - 6/12/2023
 
...Mentre a Dubai si incontrano i capi di stato, leader internazionali e numerosissimi lobbisti
dell’industria fossile, in giro per il mondo va in scena la rivolta degli scienziati.
Dall’inizio della Cop 28 centinaia di ricercatori del movimento Scientist Rebellion danno vita
a azioni di disobbedienza civile e manifestazioni per denunciare l’inerzia nella lotta al
cambiamento climatico.


Gli scienziati hanno bloccato un carico di carbone in Olanda. A Stoccolma, il palazzo del
governo è stato ricoperto dalle pagine degli studi che documentano il global warming.
Occupato l’ufficio del Parlamento europeo di Barcellona. I camici bianchi hanno protestato
anche in Messico, Ecuador, Svizzera, Ruanda, Kenya e altrove.
Le ragioni della campagna stanno in una lettera aperta firmata da 1400 scienziati. Tra loro,
anche una trentina di membri dell’International Panel on Climate Change, l’organismo
incaricato dall’Onu di documentare periodicamente l’impatto globale del cambiamento
climatico.
Se adesso anche loro chiamano all’azione diretta, significa che l’inazione dei governi ha
esaurito il tempo a disposizione.
«Nessun Paese ha messo in campo interventi in grado di frenare il riscaldamento a 1,5 °C
come auspicato nell’accordo di Parigi» scrivono gli scienziati ribelli. «I paesi ad alto reddito
e a maggiori emissioni continuano a autorizzare nuovi giacimenti di gas e petrolio, a
finanziare i combustibili fossili con miliardi di dollari ogni anno, e a perseguire pratiche
agricole distruttive. I paesi ricchi, i maggiori responsabili della crisi, sostengono di avere
ancora decenni di tempo per decarbonizzarsi, mentre i paesi poveri sopportano il grosso
dell’impatto senza alcun indennizzo o aiuto».
 
 
La prima Cop si svolse nel 1992, ricorda Marthe Wens, esperta di rischio idrogeologico
all’università di Amsterdam e portavoce di Scientist Rebellion. «Eppure – dice – da allora le emissioni sono cresciute del 60% con impatti devastanti. I politici ci hanno tradito».
...Se vogliamo un futuro vivibile, l’attivismo climatico non può più essere delegato ad altri». Non ci sono alternative all’attivismo in prima persona, concorda un altro esponente del movimento,
professore di economia all’università di Quito (Ecuador) Jorge Enrique Ferrero. «Nessun
altro potrà salvarci: né una tecnologia magica né un partito politico».

sabato 2 dicembre 2023

 

Da "La Repubblica" - 2/12/2003

venerdì 1 dicembre 2023

 

Bifo: «L’unica strategia è disertare»

 

Intervista a Berardi Bifo - da Il Manifesto 30/11/2023
 
(...)
Già nel 1972 il rapporto del club di Roma «I limiti dello sviluppo» segnalava il superamento da parte dell’umanità dominante di una soglia. Da allora è stato un susseguirsi di allarmi. Che senso ha comprendere la realtà se poi non c’è la volontà di cambiarla?
 
Qualche volta la volontà non basta. Anzi, se posso essere sincero credo che la volontà sia una facoltà cognitiva enormemente sopravvalutata dai moderni. La boria della volontà, l’eroismo machista romantico e futurista ci ha indotto a credere che la politica può tutto, mentre può poco, e adesso può quasi niente. Quello che mi spaventa dell’ondata reazionaria non è la malizia delle volontà ma l’abissale ignoranza, e l’aggressività che deriva dall’impotenza quando il culto psicotico della potenza ti impedisce di fare i conti con la realtà. 
Nel ventesimo secolo non abbiamo saputo fare la cosa più importante di tutte: liberare il sapere tecnico dal dogma dell’economia. Il lavoro cognitivo non ha saputo liberarsi dalla dittatura del profitto e della guerra. Ecco allora Oppenheimer in trappola, ecco il sapere ostaggio del sistema militare e finanziario, ecco le tecnologie elettroniche funzionare come accelerazione dello sfruttamento. Il movimento operaio ha perduto anzitutto per questo, mi pare. Gli allarmi per la devastazione dell’ambiente servono a poco
quando nessuno è disposto ad abbandonare il modello fondato sulla crescita illimitata, quando la redistribuzione della ricchezza è culturalmente inammissibile. Ora il collasso climatico è sotto gli occhi di tutti (e nella pelle di tutti), ma questo non cambia nulla, perché il profitto dei produttori di plastica è più importante dell’effetto che le microplastiche producono sull’organismo. ...

Il dibattito mondiale è totalmente concentrato sul riscaldamento globale, mentre tutti gli altri disastri ambientali provocati dall’essere umano sono quasi del tutto rimossi, nonostante ci si ammali e si muoia qui e ora. A risolvere la crisi si propone come unico soggetto colui che l’ha creata, ovvero il capitalismo in salsa green: quanto gli ambientalisti sono finiti dentro questa trappola?
 
(...)il capitalismo ha distrutto l’equilibrio ambientale e avviato la mutazione climatica e geologica. Questa mutazione provoca enormi migrazioni, spostamenti di masse umane prevalentemente del
Sud, che non hanno più un territorio vivibile, a causa della crescita del Nord. 
(...) Il capitalismo green è un business destinato a durare poco, incrementando i profitti dell’uno per cento della popolazione bianca, che si prepara a emigrare su Marte insieme a Elon Musk. E gli ambientalisti chi sarebbero? 
(...)Il solo ambientalismo che sia intellettualmente all’altezza della situazione è quello dei ragazzi che si autodefiniscono Ultima generazione. L’ultimità è la condizione nella quale ci troviamo, qualsiasi cosa faccia o non faccia la politica. Quando dicevamo Socialisme ou barbarie non stavamo scherzando. Il socialismo ha perso e non sono sicuro che avrebbe comunque potuto rimediare a cinque secoli di colonialismo e devastazione. In ogni caso non c’è più nessuno che voglia (e men che mai possa) fermare la terminazione dell’umano. È urgente riconoscerlo, perché solo chi riconosce che il tempo è scaduto potrà ragionare sulla possibilità di sopravvivenza collettiva di comunità autonome in diserzione. 

Nell’ottica della diserzione, come vede chi scende ancora in piazza, che sia per l’ambiente, per il lavoro, per l’inclusione sociale? E chi si mobilita per il clima attanagliato dall’eco-ansia?
 
(...) Ho sempre pensato e penso più che mai oggi che la dimostrazione, l’occupazione, il corteo siano occasioni per mobilitare le energie della solidarietà, della ricerca collettiva. Oggi è importante creare occasioni di mobilitazione collettiva per sperimentare forme di vita frugali e solidali, indipendenti dal
mercato, indipendenti dallo stato. Organizzare su basi di massa la diserzione dal necrocapitalismo:
questo è quel che molti stanno cominciando a fare. Cercare linee di fuga, nicchie di sopravvivenza autonoma. Molti lo stanno facendo: abbandono di massa del lavoro, diserzione dalla guerra, diserzione dalla riproduzione del genere umano in condizioni disumane. 
(...)

Per riflettere! Oggi giornata mondiale dell'Antartide.