Bifo: «L’unica strategia è disertare»
Intervista a Berardi Bifo - da Il Manifesto 30/11/2023
(...)
Già
nel 1972 il rapporto del club di Roma «I limiti dello sviluppo»
segnalava il superamento da parte dell’umanità dominante di una soglia.
Da allora è stato un susseguirsi di allarmi. Che senso ha comprendere la
realtà se poi non c’è la volontà di cambiarla?
Qualche volta la volontà non basta. Anzi, se posso essere sincero credo che la volontà sia una facoltà cognitiva enormemente sopravvalutata dai moderni. La boria della volontà, l’eroismo machista romantico e futurista ci ha indotto a credere che la politica può tutto, mentre può poco, e adesso può quasi niente. Quello che mi spaventa dell’ondata reazionaria non è la malizia delle volontà ma l’abissale ignoranza, e l’aggressività che deriva dall’impotenza quando il culto psicotico della potenza ti impedisce di fare i conti con la realtà.
Nel
ventesimo secolo non abbiamo saputo fare la cosa più importante di
tutte: liberare il sapere tecnico dal dogma dell’economia. Il lavoro
cognitivo non ha saputo liberarsi dalla dittatura del profitto e della
guerra. Ecco allora Oppenheimer in trappola, ecco il sapere ostaggio del
sistema militare e finanziario, ecco le tecnologie elettroniche
funzionare come accelerazione dello sfruttamento. Il movimento operaio
ha perduto anzitutto per questo, mi pare. Gli allarmi per la
devastazione dell’ambiente servono a poco
quando nessuno è disposto ad abbandonare il modello fondato sulla crescita illimitata, quando la redistribuzione della ricchezza è culturalmente inammissibile. Ora il collasso climatico è sotto gli occhi di tutti (e nella pelle di tutti), ma questo non cambia nulla, perché il profitto dei produttori di plastica è più importante dell’effetto che le microplastiche producono sull’organismo. ...
quando nessuno è disposto ad abbandonare il modello fondato sulla crescita illimitata, quando la redistribuzione della ricchezza è culturalmente inammissibile. Ora il collasso climatico è sotto gli occhi di tutti (e nella pelle di tutti), ma questo non cambia nulla, perché il profitto dei produttori di plastica è più importante dell’effetto che le microplastiche producono sull’organismo. ...
Il
dibattito mondiale è totalmente concentrato sul riscaldamento globale,
mentre tutti gli altri disastri ambientali provocati dall’essere umano
sono quasi del tutto rimossi, nonostante ci si ammali e si muoia qui e
ora. A risolvere la crisi si propone come unico soggetto colui che l’ha
creata, ovvero il capitalismo in salsa green: quanto gli ambientalisti
sono finiti dentro questa trappola?
(...)il
capitalismo ha distrutto l’equilibrio ambientale e avviato la mutazione
climatica e geologica. Questa mutazione provoca enormi migrazioni,
spostamenti di masse umane prevalentemente del
Sud, che non hanno più un territorio vivibile, a causa della crescita del Nord.
Sud, che non hanno più un territorio vivibile, a causa della crescita del Nord.
(...)
Il capitalismo green è un business destinato a durare poco,
incrementando i profitti dell’uno per cento della popolazione bianca,
che si prepara a emigrare su Marte insieme a Elon Musk. E gli
ambientalisti chi sarebbero?
(...)Il
solo ambientalismo che sia intellettualmente all’altezza della
situazione è quello dei ragazzi che si autodefiniscono Ultima
generazione. L’ultimità è la condizione nella quale ci troviamo,
qualsiasi cosa faccia o non faccia la politica. Quando dicevamo
Socialisme ou barbarie non stavamo scherzando. Il socialismo ha perso e
non sono sicuro che avrebbe comunque potuto rimediare a cinque secoli di
colonialismo e devastazione. In ogni caso non c’è più nessuno che
voglia (e men che mai possa) fermare la terminazione dell’umano. È
urgente riconoscerlo, perché solo chi riconosce che il tempo è scaduto
potrà ragionare sulla possibilità di sopravvivenza collettiva di
comunità autonome in diserzione.
Nell’ottica
della diserzione, come vede chi scende ancora in piazza, che sia per
l’ambiente, per il lavoro, per l’inclusione sociale? E chi si mobilita
per il clima attanagliato dall’eco-ansia?
(...)
Ho sempre pensato e penso più che mai oggi che la dimostrazione,
l’occupazione, il corteo siano occasioni per mobilitare le energie della
solidarietà, della ricerca collettiva. Oggi è importante creare
occasioni di mobilitazione collettiva per sperimentare forme di vita
frugali e solidali, indipendenti dal
mercato, indipendenti dallo stato. Organizzare su basi di massa la diserzione dal necrocapitalismo:
questo è quel che molti stanno cominciando a fare. Cercare linee di fuga, nicchie di sopravvivenza autonoma. Molti lo stanno facendo: abbandono di massa del lavoro, diserzione dalla guerra, diserzione dalla riproduzione del genere umano in condizioni disumane.
mercato, indipendenti dallo stato. Organizzare su basi di massa la diserzione dal necrocapitalismo:
questo è quel che molti stanno cominciando a fare. Cercare linee di fuga, nicchie di sopravvivenza autonoma. Molti lo stanno facendo: abbandono di massa del lavoro, diserzione dalla guerra, diserzione dalla riproduzione del genere umano in condizioni disumane.
(...)
Nessun commento:
Posta un commento