venerdì 1 dicembre 2023

 

Bifo: «L’unica strategia è disertare»

 

Intervista a Berardi Bifo - da Il Manifesto 30/11/2023
 
(...)
Già nel 1972 il rapporto del club di Roma «I limiti dello sviluppo» segnalava il superamento da parte dell’umanità dominante di una soglia. Da allora è stato un susseguirsi di allarmi. Che senso ha comprendere la realtà se poi non c’è la volontà di cambiarla?
 
Qualche volta la volontà non basta. Anzi, se posso essere sincero credo che la volontà sia una facoltà cognitiva enormemente sopravvalutata dai moderni. La boria della volontà, l’eroismo machista romantico e futurista ci ha indotto a credere che la politica può tutto, mentre può poco, e adesso può quasi niente. Quello che mi spaventa dell’ondata reazionaria non è la malizia delle volontà ma l’abissale ignoranza, e l’aggressività che deriva dall’impotenza quando il culto psicotico della potenza ti impedisce di fare i conti con la realtà. 
Nel ventesimo secolo non abbiamo saputo fare la cosa più importante di tutte: liberare il sapere tecnico dal dogma dell’economia. Il lavoro cognitivo non ha saputo liberarsi dalla dittatura del profitto e della guerra. Ecco allora Oppenheimer in trappola, ecco il sapere ostaggio del sistema militare e finanziario, ecco le tecnologie elettroniche funzionare come accelerazione dello sfruttamento. Il movimento operaio ha perduto anzitutto per questo, mi pare. Gli allarmi per la devastazione dell’ambiente servono a poco
quando nessuno è disposto ad abbandonare il modello fondato sulla crescita illimitata, quando la redistribuzione della ricchezza è culturalmente inammissibile. Ora il collasso climatico è sotto gli occhi di tutti (e nella pelle di tutti), ma questo non cambia nulla, perché il profitto dei produttori di plastica è più importante dell’effetto che le microplastiche producono sull’organismo. ...

Il dibattito mondiale è totalmente concentrato sul riscaldamento globale, mentre tutti gli altri disastri ambientali provocati dall’essere umano sono quasi del tutto rimossi, nonostante ci si ammali e si muoia qui e ora. A risolvere la crisi si propone come unico soggetto colui che l’ha creata, ovvero il capitalismo in salsa green: quanto gli ambientalisti sono finiti dentro questa trappola?
 
(...)il capitalismo ha distrutto l’equilibrio ambientale e avviato la mutazione climatica e geologica. Questa mutazione provoca enormi migrazioni, spostamenti di masse umane prevalentemente del
Sud, che non hanno più un territorio vivibile, a causa della crescita del Nord. 
(...) Il capitalismo green è un business destinato a durare poco, incrementando i profitti dell’uno per cento della popolazione bianca, che si prepara a emigrare su Marte insieme a Elon Musk. E gli ambientalisti chi sarebbero? 
(...)Il solo ambientalismo che sia intellettualmente all’altezza della situazione è quello dei ragazzi che si autodefiniscono Ultima generazione. L’ultimità è la condizione nella quale ci troviamo, qualsiasi cosa faccia o non faccia la politica. Quando dicevamo Socialisme ou barbarie non stavamo scherzando. Il socialismo ha perso e non sono sicuro che avrebbe comunque potuto rimediare a cinque secoli di colonialismo e devastazione. In ogni caso non c’è più nessuno che voglia (e men che mai possa) fermare la terminazione dell’umano. È urgente riconoscerlo, perché solo chi riconosce che il tempo è scaduto potrà ragionare sulla possibilità di sopravvivenza collettiva di comunità autonome in diserzione. 

Nell’ottica della diserzione, come vede chi scende ancora in piazza, che sia per l’ambiente, per il lavoro, per l’inclusione sociale? E chi si mobilita per il clima attanagliato dall’eco-ansia?
 
(...) Ho sempre pensato e penso più che mai oggi che la dimostrazione, l’occupazione, il corteo siano occasioni per mobilitare le energie della solidarietà, della ricerca collettiva. Oggi è importante creare occasioni di mobilitazione collettiva per sperimentare forme di vita frugali e solidali, indipendenti dal
mercato, indipendenti dallo stato. Organizzare su basi di massa la diserzione dal necrocapitalismo:
questo è quel che molti stanno cominciando a fare. Cercare linee di fuga, nicchie di sopravvivenza autonoma. Molti lo stanno facendo: abbandono di massa del lavoro, diserzione dalla guerra, diserzione dalla riproduzione del genere umano in condizioni disumane. 
(...)

Per riflettere! Oggi giornata mondiale dell'Antartide.

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