venerdì 18 novembre 2022

 Uscire dal Tce, il Trattato che frena la transizione

Alessandra Arcuri, da "Il Manifesto" - 18.11.2022

 

Il Consiglio dell’Unione Europea sta per adottare una decisione cruciale per le politiche
climatiche italiane e globali. Ma nessuno ne parla. Si tratta dell’approvazione del Trattato
sulla Carta dell’Energia (Tce) nella sua versione ‘modernizzata’.
Il Tce protegge gli investimenti stranieri in materia di energia, inclusi quelli in combustibili
fossili, conferendo diritti straordinari alle multinazionali del gas e del petrolio. Il Tce rimuove
le controversie dalle corti domestiche demandandone la risoluzione a tribunali arbitrali
internazionali.
Questi tribunali sono composti da tre arbitri con irrisolti conflitti d’interessi. Oltre ai danni
richiesti dalle imprese fossili che possono arrivare a miliardi di euro, gli onorari e le spese
per il solo tribunale arbitrale si aggirano in media sul milione di dollari.
Questo significa che gli introiti generati dalla tassazione domestica vengono usati per
pagare cifre oscene ad arbitri internazionali, multinazionali e fondi d’investimento, a scapito
di politiche sostenibili e ammortizzatori sociali che potrebbero facilitare la transizione
energetica.

(...)

Per aver adottato delle normative ambientali che vietano la coltivazione di idrocarburi nel
mare prospiciente le sue coste, l’Italia è stata recentemente condannata a pagare $240
milioni alla società petrolifera Rockhopper.

(...)

bandiere delle preghiere...
Tuttavia la Commissione europea persiste nel supportare il testo modernizzato. Purtroppo
questo testo, negoziato dalla Commissione senza trasparenza e senza il coinvolgimento
della società civile, continua a proteggere almeno sino al 2035 i combustibili fossili ed
estende la protezione a fonti energetiche, come le biomasse, la cui sostenibilità è
discutibile.
Se la proposta della Commissione venisse bloccata, l’Ue dovrebbe uscire dal trattato, anche
alla luce di una decisione della Corte di Giustizia Europea che ne dichiara la parziale
incompatibilità con il diritto europeo. Di contro, con un voto a favore, si corre un grave
rischio che l’Italia resterà indirettamente vincolata al trattato, essendo paese membro
dell’Ue.
Al momento, ci sono 6 procedimenti arbitrali contro l’Italia, che potrebbero costarci molto
caro. Come paese impegnato nella ‘grande sfida della decarbonizzazione’, l’Italia ha tutto
l’interesse a votare contro la proposta della Commissione. Quella che potrebbe apparire la
discussione tecnica su un oscuro accordo internazionale è di vitale importanza per le
politiche sul clima.
La Germania e la Francia hanno appena annunciato che si asterranno dal voto. Questa
decisione è probabilmente il risultato di un dibattito pubblico in cui la società civile ha
espresso le sue critiche rispetto alla rinegoziazione del Tce.
Come voterà l’Italia e perché i cittadini non sono stati informati? Perché non si è aperto un
dibattito pubblico?
Se l’Italia fosse seria nel suo impegno di decarbonizzare l’economia dovrebbe votare no e
cooperare con l’Ue e gli altri Stati membri per un’uscita coordinata dal Tce. Un voto a
favore del Tce modernizzato sarebbe contro l’ambiente e la democrazia ed appannaggio
dell’economia fossile....


 

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