mercoledì 27 novembre 2024

 L’inverno resta senza neve

 

... Uno studio pubblicato su Nature ricorda che l’Artico si surriscalda quattro volte più rapidamente del resto della Terra. La stessa accelerazione investe tutte le terre estreme in alta quota. Anche sulle Alpi, dove gli impianti da sci stanno per inaugurare la stagione, per ora la neve naturale e il freddo scarseggiano. Solo in alcune località di Francia e Svizzera, sopra i 2500 metri, i fiocchi  hanno permesso le prime discese.Lo spettro del caldo, a quote inferiori, frena perfino la produzione di neve programmata: inutile e costoso consumare acqua per imbiancare i caroselli, con la prospettiva di assistere allo scioglimento del manto sparato sui tracciati.
 
Patagonia 1998

L’allarme inverno non risparmia le più iconiche regioni di montagna. Uno studio pubblicato su Scientific Reports avverte che rischiano di scomparire presto anche i ghiacciai della Patagonia, nel Sud dell’Argentina. In 4500 degli ultimi 6 mila anni, pari al 76% del tempo, sono state le precipitazioni nevose a determinare ritiro e avanzata dei loro fronti. L’arretramento ormai è costante e a innescarlo è il caldo. Solo se il riscaldamento del clima non superasse 1,5 gradi nel prossimo secolo, la neve invernale potrebbe conservare il ghiaccio: le temperature invece in Patagonia, nei prossimi cinque decenni, sono
stimate in aumento di 2,8 gradi.

In agonia è la stessa catena himalayana. Tra Pakistan, Nepal, India e Cina il ghiaccio è ormai confinato poco sotto quota 6 mila metri. I nevai dei 14 Ottomila, anche in queste settimane, si sciolgono con una rapidità che i climatologi asiatici definiscono «spaventosa». La fusione fa esondare torrenti e fiumi a centinaia di chilometri di distanza dalle morene: decine di laghi sono a un passo dal tracimare. Città e villaggi, a valle dei bacini in piena, vivono nell’incubo quotidiano di essere evacuati, o spostati per
sempre.
Pakistan, Nagna Parbat 2001

Dopo l’Africa anche l’intera Asia, dove la vita dipende dai ghiacciai e dalla neve che i monsoni accumulano sull’Himalaya, distribuendola nelle campagne durante i mesi secchi, fronteggia le prime migrazioni interne innescate dal clima sconvolto. 

In Europa il cronico ritardo del freddo e l’imprevedibilità della neve impongono un nuovo modello economico, turistico e sportivo. Nella Lapponia senza fiocchi le renne di Babbo Natale possono volare, sulle Alpi i turisti, prima ancora dell’inverno, non si rassegnano a fare a meno di sciare.


Da "La repubblica" - 27/11/2024
Foto di G. Scotto di Clemente

lunedì 25 novembre 2024

 Perforare la calotta di Ross: SWAIS2C un progetto internazionale


La vasta calotta glaciale dell'Antartide occidentale contiene abbastanza ghiaccio da aumentare il livello del mare di 4-5 m se si sciogliesse completamente. La ricerca ha scoperto che un collasso potrebbe essere inevitabile per alcune parti della calotta glaciale dell’Antartide occidentale,  nel Mare di Amundsen, a causa della presenza di acqua calda accanto ad esso. Al contrario, l'acqua sotto il grande Ross Ice Shelf è ancora fredda. La piattaforma di ghiaccio di Ross serve come stabilizzante del ghiaccio interno di altre aree della calotta glaciale dell'Antartide occidentale. Ma ci mancano Ma ci mancano prove dirette se, e quando, la perderemo .

Capire quale temperatura innescherà l’inevitabile fusione della piattaforma di ghiaccio di Ross e il conseguente crollo della calotta glaciale dell’Antartide occidentale, è fondamentale per tutta
l’umanità. 
Questa è la sfida del progetto SWAIS2C (Sensività della calotta glaciale dell’Antartide occidentale a 2 gradi).

Per rispondere a questa domanda SWAIS2C sta cercando approfondimenti contenuti nei sedimenti stratificati nel fondo marino sotto la piattaforma di ghiaccio di Ross. Per ottenere questo dato geologico, il team deve creare un buco attraverso circa 580 m della piattaforma di ghiaccio, passare attraverso una cavità oceanica di 55 m e utilizzare un sistema di perforazione progettato su misura per recuperare un nucleo di sedimento fino a 200 m di profondità nel fondo del mare.
Si prevede che la carota estratta riporterà sedimenti risalenti a centinaia di migliaia di anni,
potenzialmente anche milioni di anni. Tali dati includerebbero l’ultimo periodo interglaciale di 125.000 anni fa, quando la Terra era di circa 1,5 gradi più calda delle temperature pre-industriali – simile alle
temperaturea cui ci siamo avvicinati quest’anno a causa dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.
La sequenza di rocce e fango rivelerà come la calotta glaciale dell'Antartide occidentale si è comportata durante questo passato periodo di temperatura più calda. Se i ricercatori trovano le alghe marine, che indicano le condizioni dell’oceano aperto, è probabile che lacalotta glaciale si sia ritirata.

giovedì 21 novembre 2024

 Per le prossime generazioni...


 
(...)L’interesse delle nuove generazioni si tutela anche, se non soprattutto, rendendole consapevoli della crisi ambientale, della sua origine e dei possibili rimedi, perché dovranno dare vita ad una società in armonia con la natura che, come la comunità scientifica sostiene da tempo, deve essere basata su un nuovo modello economico e culturale, essendo quello attuale la causa prima della crisi che stiamo vivendo.
È quindi centrale, in questa prospettiva, l’educazione ambientale.
How climate change mitigation and adaptation can save our world from it's impending crisis
 
(...)Una generazione che abbia piena coscienza della necessità di abbandonare senza ritardi e a qualsiasi costo l’uso dei combustibili fossili è un serissimo pericolo per chi li produce e commercializza. Così aziende come Eni e Liquigas, entrano a gamba tesa nell’educazione ambientale, offrendo assistenza gratuita alla scuola pubblica sotto forma di seminari, documentazione, strumenti didattici vari. 
(...)si vede che l’impiego di fonti fossili non viene mai messo in discussione – è come la terra che gira intorno al sole, un fatto ineluttabile – e il messaggio è che siamo stati noi, con i nostri comportamenti, i colpevoli, e a noi tocca essere più responsabili, dobbiamo smetterla di essere spreconi. Da qui tutti i consigli per consumare meno energia. Consigli giusti, naturalmente, ma di chi ci induce allo spreco non una parola; non una parola su cosa dovrebbero fare loro, le aziende del fossile, per ridurre le emissioni da loro causate. Non possono certo dire la verità, cioè che pur essendoci un accordo internazionale sulla necessità di arrivare al 2050 nella condizione emissioni zero, cioè fossili bruciate zero, le compagnie Oil&Gas continuano a investire senza sosta per trovare e sfruttare nuovi giacimenti.
(...)si trova una stonatura: un multimediale in cui si spiega come la CO2 si possa sotterrare, invece di mandarla in atmosfera, e così il problema è risolto. Si parlasse anche di impianti geotermici, di sistemi di accumulo dell’energia, o altri sistemi tecnologici potrebbe essere giustificato il calarsi in una specifica tecnologia, sulla cui validità e sicurezza si nutrono forti dubbi. Però, si capisce, i giovani vanno abituati subito al fatto che i combustibili fossili si possono continuare a bruciare, tanto poi la CO2 si sotterra.
(...)“La grande cecità” è stata definita quella di continuare a sostenere l’attuale modello economico e culturale, e in questa cecità si vogliono mantenere le nuove generazioni, abbandonandoli a un futuro sempre più dominato da alluvioni, siccità, ondate di calore, fame.

giovedì 14 novembre 2024

 Cop 29 (?!?) - Chiacchiere...


«Dobbiamo usare tutte le tecnologie disponibili: non solo rinnovabili, ma anche gas, bio-combustibili, idrogeno, cattura della CO2 e, in futuro, la fusione nucleare». Al summit sul clima di Baku Giorgia Meloni ha esposto il suo elenco di soluzioni alla crisi climatica. 
Ma sa di cosa parla?
 
da Il Manifesto - 14/11/2024
 
(...) Partiamo dal gas: ha senso usarlo come fonte di transizione?
Il gas naturale è un combustibile fossile, e come tale andrà sostanzialmente abbandonato. Da noi in Italia la gran parte del gas è d’importazione, e molte delle nuove scorte vengono liquefatte via nave e poi rigassificate nei porti. In questo processo si verificano perdite importanti, e il metano in atmosfera è 80 volte più climalterante della CO2. Se poi guardiamo al gas statunitense, che compriamo, le cose peggiorano: lo si estrae col fracking, tecnica inquinatissima che comporta ulteriori perdite. La combo di fracking, perdite di trasporto e combustione rischia di rendere il gas una fonte più sporca del carbone dal punto di vista emissivo.
E per quanto riguarda i combustibili bio?
Innanzitutto, è bene specificare che i biofuel appartengono alla famiglia delle rinnovabili. Contrapporre gli uni agli altri è un errore. Detto questo, sono tecnologie che potranno avere un ruolo in settori non elettrificabili – ad esempio, il trasporto aereo. Si tratta però di usi limitati: capite bene che, se disboschiamo l’Amazzonia per fare enormi quantità di biofuel, le cose non vanno.  
l’idrogeno
 (...)partiamo dalle basi: l’idrogeno è un vettore, non una fonte. Significa che serve per stoccare energia, non per produrla. Potrebbe avere un ruolo in futuro per quegli stessi settori difficili da decarbonizzare che citavo prima. Ma occhio, chi immagina di immetterlo nelle reti del gas e usarlo come oggi facciamo col metano non conosce la termodinamica.
E la cattura della CO2?
Con cattura della CO2 ci si riferisce a un insieme di tecnologie volte a recuperare la CO2 prodotta – o dall’atmosfera o direttamente dagli impianti di combustione. Il punto qui è di scenario. Se immaginiamo di continuare a usare i fossili, e risolvere tutto assorbendo CO2, siamo fuori strada. I pochi impianti che esistono sono sostanzialmente un flop, una visione simile non è nemmeno immaginabile. Se invece pensiamo di usarla per rimuovere la CO2 in eccesso dopo aver raggiunto le emissioni nette zero, allora inizia ad avere senso.
Rimane la fusione nucleare.
Alla fusione nucleare si lavora da decenni. Oggi ci dicono che potremmo usarla tra trent’anni – ma trent’anni fa dicevano lo stesso! In ogni caso, tra trent’anni sarà il 2050: per quell’ora dovremo aver già azzerato le emissioni. Bene fare ricerca, se esce qualcosa di utile siamo tutti contenti. Ma non è certo il cuore della soluzione.

sabato 28 settembre 2024

 

Il contributo dell’Antartide all’innalzamento del livello del mare

 

 Se si scioglierà la calotta antartica  – la più grande massa di ghiaccio della Terra – di quanto aumenterà il livello del mare globale: cinque metri, due metri o meno?
 

Se la calotta antartica dovesse completamente sciogliersi, il livello del mare globale aumenterebbe di circa 58 metri. L'enorme calo di ghiaccio dell'Antartide orientale (che copre i due terzi Il continente) contribuirebbe per circa 52 metri di questo livello del mare, mentre la calotta glaciale dell'Antartide occidentale e della penisola antartica farebbe il resto.


 

Ora la calotta glaciale antartica cresce a causa delle nevicate che poi si comprime nel ghiaccio e si restringe a causa del distacco e dello scioglimento degli iceberg e da sotto le piattaforme di ghiaccio.

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Tuttavia, ci sono molte interazioni complesse e meccanismi di feedback, complessi processi fisici e la dinamica di come il ghiaccio si muove rendono difficile da prevedere il comportamento della calotta glaciale. 

 

 

 

Soglie critiche potrebbero amplificare drammaticamente il contributo dell'Antartide all'innalzamento del livello del mare.

La perdita di massa di ghiaccio e la ridistribuzione dell’acqua nell’oceano causa anche cambiamenti nella rotazione e nella forma della Terra, che si aggiunge alla variabilità spaziale nel livello del mare.

 L'articolo originale

mercoledì 4 settembre 2024

 Cile: come viene attuata la conversione ecologica


Un articolo molto interessante su Jacobin:

 
Miniera di rame - Calama - Chile
Lo sfruttamento delle terre di Antofagasta dura da oltre un secolo. Oggi più che mai, questa regione è schiacciata tra miniere di rame, enormi aree industriali, la produzione di litio e nuovi megaprogetti di «transizione ecologica»...
 

...Ci attende un altro deserto ancora più arido dell’altipiano boliviano, l'Atacama, el salar ardiente y mineral cantato dagli Inti-Illimani.

 

Foto di G. Scotto di Clemente

giovedì 29 agosto 2024

 L’allarme di Guterres: «L’oceano straripa»

 

Da Il Manifesto - 28/08/24 

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato un nuovo allarme sulla crisi climatica, riferito in particolare al pericolo rappresentato dall’innalzamento del livello dei mari per le isole del Pacifico.
(...)
Guterres ha preso parola a Nuku’alofa, la capitale di Tonga, nel corso del Pacific Islands Forum, organizzato dai Paesi più colpiti dal fenomeno dell’aumento del livello dei mari, in vista di una sessione speciale dell’Onu che si terrà il mese prossimo. Nel suo intervento il segretario generale ha commentato i dati di alcuni report realizzati dall’Onu con l’Organizzazione meteorologica mondiale, da cui emerge che riscaldamento globale e scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai stanno provocando un peggioramento nell’innalzamento del livello dei mari. In particolare il livello del mare che lambisce Nuku’alofa tra il 1990 e il 2020 risulta aumentato di 21 centimetri, il doppio della media globale di 10 centimetri. Apia, capitale di Samoa, ha visto un aumento di ben 31 centimetri, mentre Suva, capitale delle Figi, ne ha registrati 29. Dati che secondo il segretario generale «mettono le isole del Pacifico in grave pericolo». Guterres ha sottolineato infatti che «circa il 90% della popolazione della regione vive entro 5 chilometri dalle coste».
Come cambiare lo stato delle cose? «Il piano di sopravvivenza per il nostro pianeta è semplice: stabilire una giusta transizione per l’abbandono dei combustibili fossili, responsabili dell’85% delle emissioni di gas serra».

lunedì 12 agosto 2024

 Rare nuvole iridescenti


Gli esploratori antartici della stazione di ricerca Mawson hanno avuto un posto in prima fila per assistere a un raro fenomeno atmosferico - la formazione di spettacolari nuvole polari stratosferiche, note anche come 'nacreous' o 'mother of pearl'. Le nuvole si formano solitamente sopra regioni polari ad altitudini di 15-25 km, durante l'inverno e e all'inizio della primavera, quando le temperature nella stratosfera scendono al di sotto dei 78°C. Sono costituiti da cristalli di ghiaccio che riflettono e rifrangono la luce, producendo i colori brillanti e cangianti della madre perla. 
 
Queste foto sono state scattate tra il 26 e il 29 luglio.  La sfocatura naturale delle nuvole può farle apparire come "bolle di sapone sbavate".
 

 Iceberg A23a

Da "Domani" - 12/08/2024 - Luigi Bignami
 

Cosa sta succedendo all'iceberg più grande al mondo? A23a, questa è la sigla che lo individua, da mesi gira su se stesso, appena a nord dell'Antartide, quando in realtà dovrebbe muoversi seguendo la corrente oceanica più potente della Terra.

Sembrava davvero un mistero irrisolvibile, ma ora gli scienziati sostengono che il grande iceberg è rimasto intrappolato in un enorme cilindro d'acqua che ruota su se stesso. È un fenomeno che gli oceanografi chiamano "Colonna diTaylor" ed è possibile che A23a non sfuggirà al suo carceriere per numerosi anni a venire. Spiega Mark Brandon, della Open University, oceanografo polare: «Di solito si pensa agli iceberg come a qualcosa di transitorio, si pensa che velocemente si frammentano e si fondono. Spesso è così davvero, ma non questo caso. A23a è l'iceberg che si rifiuta di morire››. La longevità dell'iceberg è ben documentata. Si è liberato dalla costa antartica nel 1986, ma poi è rimasto quasi immediatamente incastrato nei fanghi del fondale del Mare di Weddell. Per tre decenni è stata una "isola di ghiaccio" statica. Non si è mossa. Solo nel 2020 si è disincagliato e una volta tornato a galleggiare ha cominciato a spostarsi verso nord, dapprima molto lentamente, poi un po' più velocemente verso acque più calde.


 

All'inizio di aprile del 2024, A23a è entrato nella Corrente circumpolare antartica (ACC), un "fiume" oceanico di immense proporzioni, il quale sposta attorno al globo una quantità d'acqua cento volte superiore a quella di tutti i fiumi della Terra messi insieme. Si pensava che a quel punto la corrente lo avrebbe spinto velocemente, nonostante la sua massa da quasi mille miliardi di tonnellate, verso l'Oceano Atlantico meridionale, dove sarebbe "morto". E invece A23a non è andato da nessuna parte. È rimasto e rimane al suo posto appena a nord delle Isole Orcadi Meridionali, girando in senso antiorario di circa 15 gradi al giorno. E finché continuerà così, il suo decadimento e la sua eventuale fine saranno ritardati e forse di molto. (…)Ciò che lo blocca è un vortice descritto perla prima volta negli anni Venti dal fisico Sir Geoffrey Ingram Taylor. Egli dimostrò come una corrente che incontra un ostacolo può, in circostanze opportune, dividersi in due flussi distinti, generando tra di essi una massa d'acqua rotante che può interessare l'intera colonna d'acqua sovrastante. ln questo caso, l'ostruzione è una protuberanza larga 100 chilometri che si trova sul fondale oceanico, nota come Pirie Bank. E per pura coincidenza A23a è finito all'interno del vortice ed è ora suo prigioniero. Per quanto tempo il grande iceberg continuerà a comportarsi come una trottola? (…)Dunque la trottola A23a potrebbe rimanere in quella situazione per diversi anni ancora. Ma non solo, tutto ciò ha ricadute anche sul sistema climatico: sono gli spostamenti delle masse d'acqua infatti, che aiutano a disperdere l'energia termica in tutto il pianeta. ll comportamento di A23a è stato spiegato grazie al fatto che il fondale oceanico appena a nord delle isole Orcadi Meridionali è abbastanza ben studiato. Ma per il resto dei fondali marini la situazione è ben diversa. Attualmente, solo un quarto dei fondali marini della Terra è stato mappato in modo da poter capire quale può essere la loro influenza sui grandi movimenti d'acqua del nostro pianeta.

Foto di G. Scotto di Clemente - 2007

 


giovedì 18 luglio 2024

 Il respiro del mare

Nell’aprile del 2023 la temperatura media della superficie del mare ha raggiunto il nuovo record di 21,1 gradi centigradi. Immaginateli come un enorme «termometro» e regolatore del clima globale: sono gli
oceani che, grazie alla loro capacità di assorbire e rilasciare calore, contribuiscono da sempre a garantire un clima regolare. Tra i principali motori di questa regolazione climatica, il «nastro trasportatore» che sposta le acque calde dalle regioni tropicali verso le latitudini più elevate, dove si raffreddano, affondano e ritornano verso i tropici in un ciclo continuo.
A CAUSA DELL’ASSORBIMENTO del calore in eccesso per il surriscaldamento globale, però, il meccanismo si sta inceppando e gli oceani registrano un costante aumento della temperatura. Nel periodo 2011/20 l’aumento medio è stato di 0,88°C rispetto al periodo 1850/1900. Nell’aprile 2023 la temperatura media della superficie del mare ha raggiunto il record di 21,1°C e le proiezioni ci indicano che questa tendenza non si fermerà.(...)
 

L’IMPATTO PIÙ RILEVANTE, però, si registra proprio sulla termoregolazione del clima, oltre che sulla produzione di ossigeno (il 50% di quello generato sulla Terra è attribuibile al fitoplancton marino) e sull’assorbimento di anidride carbonica (ogni anno il mare ne assorbe un quarto di quella emessa). Pare quasi di sentire il mare sempre più in affanno sotto il peso degli effetti del cambiamento climatico e Il respiro degli oceani è il titolo che il Wwf ha scelto per il suo ultimo dossier presentato l’8 giugno scorso in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani. Il dossier prende in esame il nostro mare, il Mar Mediterraneo, descrivendo sei effetti del cambiamento climatico: tropicalizzazione, aumento delle specie aliene invasive, proliferazione di meduse, perdita delle praterie di Poseidonia oceanica, scomparsa delle gorgonie e mortalità di massa della Pinna nobilis.
LO STRESS TERMICO CAUSATO dall’aumento delle temperature sta influenzando anche la distribuzione delle praterie di Poseidonia oceanica che costituisce l’habitat fondamentale per circa il 20/25% delle specie marine della regione che da questo ambiente dipendono per alimentarsi, riprodursi e trovare rifugio. Sempre i cambiamenti climatici innescano la moria di massa delle gorgonie con effetti dannosi sulla struttura degli habitat marini: la loro scomparsa, infatti, porta a una riduzione della biodiversità subacquea, aprendo la strada alla colonizzazione delle specie invasive. Allo stesso modo la crisi climatica starebbe provocando la moria della Pinna nobilis, il più grande bivalve endemico del nostro mare: nel gennaio 2020, l’Area Marina Protetta di Miramare ha documentato una mortalità del
60/80% delle popolazioni del sito.(...)

Da "Il Manifesto" - 18/07/2024
Foto di G. Scotto di Clemente

martedì 4 giugno 2024

 Dopo la fusione nucleare i mini reattori: tutte le frottole...

 

Il brano è tratto da l'articolo di G. Onufrio, Direttore di Greenpeace Italia- Domani del 4/6/2024

Pochi mesi fa abbiamo ascoltato le fantasmagoriche dichiarazioni da parte di Eni che annunciava «la prima centrale elettrica industriale da fusione in grado di immettere elettricità in rete, che dovrebbe essere operativa nei primi anni del 2030» Come abbiamo già scritto in queste pagine, queste sono affermazioni destituite di ogni fondamento.
Ora il governo si appresta a inserire il nucleare nella nuova versione del Piano energia e clima (Pniec). Si tratta però dei piccoli reattori modulari (SMR, Small Modular Reactor), reattori di dimensioni fino a 300 MW elettrici,che dovrebbero essere prodotti in modo industriale [modulare] per ridurne il costo.
L'idea era già emersa negli anni '80. Anche in Italia si fecero due progetti, uno al Politecnico di Milano (reattore IRIS) e uno alla Sapienza di Roma.
Il professor Giovanni Battista Zorzoli ricorda che nel caso di IRIS «non era solo una invenzione universitaria, perché vi partecipavano diverse imprese, italiane e internazionali, ed è andato avanti per anni con finanzíamenti importanti. Alla fine, è stato abbandonato perché si è visto che, malgrado l'idea
dell'assemblaggio in fabbrica coni  costi non si tornava». Entrambi i progetti furono abbandonati.
Pochìssimi prototipi. Se esistono un'ottantina di progetti diversi allo studio, sono pochissimi i prototipi di SMR funzionanti. Uno in Russia, un reattore di seconda generazione, un altro in Cina dal 2016. Entrambi hanno registrato costi tra il triplo e il quadruplo del previsto.
(...)
L'altro caso riguarda la Rolls Royce, che ha accantonato i piani di sviluppo degli SMR che prevedevano la costruzione di due impianti per produrre in serie i vessel ad alta pressione e altre componenti, a seguito del rinvio della decisione sul sito da parte dell'agenzia governativa britannica.
L'idea di fondo, che si possano ridurre i costi dellelettricità da nucleare facendo molti reattori piccoli, è tuttora indimostrata. La storia della tecnologia finora è andata in direzione opposta (reattori più grandi) e ha fallito sul piano economico (vedi l'EPR francese e l'AP1000 nippoamericano). 

La transizione è possibile.

 
In California quinta economia mondiale, le rinnovabili in questi mesi hanno superato la richiesta di elettricità per diverse ore al giomo e le batterie coprono una quota crescente della domanda serale e notturna E siamo solo all'inizio.
La transízione energetica significa elettrificare i nostri consumi e per quelli non elettrificabili usare in prospettiva l'idrogeno e la quota possibile di bioenergíe.
Ma anche per produrre idrogeno, il nuovo nucleare è fuori gioco: il costo del kWh secondo la banca d'affari americana Lazard è superiore a quello delle rinnovabili anche considerando le batterie industriali.
Se, in un documento di pianificazione importante come il Pniec si volessero attribuire quantità future di energia agli SMR tecnologia esistente solo allo stadio di prototipo, sarebbe un falso ideologico.

(...) L'idea che "con le sole rinnovabili non ce la facciamo" è indimostrata, mentre diversi sono ormai gli studi che ne verificano la fattibilità. Se oggi importiamo il 77 per cento delle'nergia totale, la transizione verso le rinnovabili e l'elettrificazione di utilizzi come i trasporti e riscaldamento, può capovolgere la situazione rendendoci autonomi per trequarti. ll mercato dell'energia cambierà ma non sparirà (l'idrogeno verde costerà meno in altri paesi) e anche su questo il nostro paese avrebbe delle carte da giocare.
Invece, continuiamo a confondere le acque, dalla fusione agli SMR.

Nel frattempo, le rinnovabili di fatto non corrono come potrebbero. In più una campagna anti rinnovabile cerca di bloccarle. L'obiettivo sembra sempre quello: proteggere il mercato del gas, delle fossili e delle industrie in retroguardia rischiando di far perdere al paese una delle più importanti, e certe, trasformazioni industriali della storia, quella delle rinnovabili.


 

domenica 12 maggio 2024

 Museo della Natura e dell'Uomo


Dal ristrutturato museo di Geologia dell'Università di Padova:




giovedì 2 maggio 2024


Evento della Biblioteca di Bassano del Grappa

 

Venerdì 17 maggio 2024 ore 17.30

Galleria Ragazzi del '99
 
Graziano Scotto Di Clemente presenta il suo libro "Il giro del mondo in 80 racconti"
Edizioni Itinera Progetti

martedì 2 aprile 2024

 Antartide: un documentario su Netflix


Ben fatto...utile in classe!


venerdì 22 marzo 2024

mercoledì 28 febbraio 2024

 Antartide. Prossimo futuro


Fino a poco tempo fa, il ghiaccio dell'Antartide sembrava sorprendentemente stabile. In contrasto con l'Artico, le massicce calotte di ghiaccio del continente meridionale, ghiacciai, piattaforme di ghiaccio (ghiaccio che galleggia sull'oceano), e ghiaccio stagionale sembravano essere affidabilmente congelati.

Ma la situazione è cambiata. A conti fatti, l'Antartide sta perdendo ghiaccio. E sempre di più. Gli scienziati sono preoccupati per lo scioglimento e i suoi potenziali impatti - dall'innalzamento del livello del mare al cambiamento della circolazione oceanica e aerea allo stress sulla fauna selvatica - sia locale che globale.
  • Thwaites Glacier, il più ampio ghiacciaio della Terra...
Il vasto sito web di questo sforzo congiunto U.S.-U.K. include un breve video con una grafica chiara, un elenco impressionante di partecipanti, e un articolo sugli obiettivi della stagione in corso, ora in corso. "Il riscaldamento dei mari sta intaccando il ghiacciaio che potrebbe innescare l'innalzamento del livello del mare." Un resoconto intrigante di alcune ricerche della stagione '22-'23 che coinvolgono un robot che esplora i canali tagliati sul fondo della piattaforma di ghiaccio da acqua più calda.
Studiare il comportamento del ghiaccio sta portando ad altre scoperte inaspettate. Uno, il soggetto di questo sorprendente pezzo, è un mondo di creature viventi - come le anemoni di mare - attaccate al fondo della piattaforma di ghiaccio Thwaites, lontano da fonti di luce o cibo. 
 
Il Kamb Ice Stream è un ghiacciaio che arriva sulla costa dell'Antartide occidentale (vedi riquadro). Le linee blu mostrano i percorsi probabili dei fiumi subglaciali. La piccola scatola gialla vicino al centro mostra la posizione della caverna di ghiaccio di Kamb, dove uno di questi fiumi subglaciali sfocia nel mare. A. WHITEFORD ET AL/JOURNAL OF GEOPHYSICAL RESEARCH: EARTH SURFACE 2022

 
Un'altra storia racconta di  fiumi sotto-ghiaccio, alcuni in movimento veloce come un fiume d'acqua bianca, e una caverna quasi alta abbastanza per contenere l'Empire State Building. 
Una 'cattedrale' naturale si annida in profondità sotto il ghiaccio antartico. 
 
 

martedì 27 febbraio 2024

 

Siccità, quest’anno in Italia manca il 64% dell’acqua contenuta nella neve

 

La scarsità di neve presente sui monti italiani, tra Alpi e Appennini, lascia già presagire un altro anno difficile in termini di siccità, che non a caso avanza a sud come anche a nord del Paese. 
(...)

Le condizioni peggiori sono quelle degli Appennini dove, si potrebbe dire, la stagione della neve è “non pervenuta”: l’esempio più eclatante è quello del bacino del Tevere, che registra un deficit di Swe del -93%. Invece in Abruzzo, che rappresenta un indice per l’Appennino centrale, il deficit è del -85%.


 

La situazione non migliora di molto se si guarda alle Alpi, dove il deficit complessivo (-53%) è solo di poco meno marcato che a livello nazionale e molto simile a quello dello scorso anno in questo stesso periodo.

«Vale la pena ricordare che la neve alpina è particolarmente importante per l’approvvigionamento idrico italiano, perché alimenta anche il bacino del Po. Bacino che – conclude Avanzi – registra un deficit di Swe del -63% rispetto agli ultimi 12 anni».

L'articolo originale

mercoledì 14 febbraio 2024

 

Clima, la Terra supera per la prima volta 1,5 gradi di riscaldamento per 12 mesi consecutivi 

 

Nel periodo da febbraio 2023 a gennaio 2024, la temperatura globale dell'aria sulla superficie del pianeta del globo era di 1,52°C più alta rispetto al periodo 1850-1900. 
E con una temperatura media di 13,14°C, gennaio 2024 è stato il gennaio più caldo mai registrato dall'inizio delle misurazioni, secondo i dati della rete europea. 
(...)
Anche la superficie degli oceani si sta surriscaldando, con un nuovo record a gennaio di 20,97°C di temperatura media, il secondo più caldo di tutti i mesi messi insieme, inferiore a 0,01°C rispetto al precedente record di agosto 2023. Questo caldo è continuato oltre il 31 gennaio, raggiungendo nuovi record assoluti e superando i valori più alti del 23 e 24 agosto 2023, sottolinea Copernico.


 Da RaiNews

martedì 9 gennaio 2024

 Un aggiornamento in Antartide


All'inizio di dicembre, l'estensione del ghiaccio era a livelli record. La diminuzione stagionale nell'estensione del ghiaccio antartico rallentò successivamente. 
Di conseguenza, all'inizio del nuovo anno, l'estensione era solo sesto più basso (Figura 5a). 
 





























Nonostante la lenta perdita di ghiaccio, poche aree dell'Oceano Australe hanno un'estensione sopra la media del ghiaccio marino, e l'estensione è ancora ben al di sotto della media per il 1981-2010 nel Mare di Weddell, lungo la costa di Dronning Maud Land, e nel Mare di Ross occidentale (Figura 5b). 

 
Tipico di questo periodo dell'anno, una grande polinia (area di acqua marina libera circondata dalla banchisa) si è aperta davanti alle piattaforme di ghiaccio di Ross e Sulzberger. Le basse concentrazioni di ghiaccio marino nel Mare di Ross e nel Mare di Amundsen occidentale fanno presagire un imminente declino dell'estensione del ghiaccio in queste aree. 
Le temperature dell'aria erano sopra la media sopra l'Antartide occidentale e il Mare di Ross da 1 a 3 gradi Celsius (da 2 a 5 gradi Fahrenheit) per il mese, e sopra il Mare di Bellingshausen da 1 a 2 gradi Celsius (da 2 a 4 gradi Celsius). 
Dronning Maud Land era sopra la media fino a 2,5 gradi Celsius (4,5 gradi Fahrenheit). 
Nel Wilkes Land prevalsero condizioni inferiori alla media, con valori compresi tra 1 e 2 gradi Celsius (da 2 a 4 gradi Fahrenheit) al di sotto del periodo di riferimento 1991-2020.

Dati elaborati da National Snow and Ice Data Center (NASA)