L’inverno resta senza neve
Patagonia 1998 |
L’allarme inverno non risparmia le più iconiche regioni di montagna. Uno studio pubblicato su Scientific Reports avverte che rischiano di scomparire presto anche i ghiacciai della Patagonia, nel Sud dell’Argentina. In 4500 degli ultimi 6 mila anni, pari al 76% del tempo, sono state le precipitazioni nevose a determinare ritiro e avanzata dei loro fronti. L’arretramento ormai è costante e a innescarlo è il caldo. Solo se il riscaldamento del clima non superasse 1,5 gradi nel prossimo secolo, la neve invernale potrebbe conservare il ghiaccio: le temperature invece in Patagonia, nei prossimi cinque decenni, sono
stimate in aumento di 2,8 gradi.
In agonia è la stessa catena himalayana. Tra Pakistan, Nepal, India e Cina il ghiaccio è ormai confinato poco sotto quota 6 mila metri. I nevai dei 14 Ottomila, anche in queste settimane, si sciolgono con una rapidità che i climatologi asiatici definiscono «spaventosa». La fusione fa esondare torrenti e fiumi a centinaia di chilometri di distanza dalle morene: decine di laghi sono a un passo dal tracimare. Città e villaggi, a valle dei bacini in piena, vivono nell’incubo quotidiano di essere evacuati, o spostati per
sempre.
Pakistan, Nagna Parbat 2001 |
Dopo l’Africa anche l’intera Asia, dove la vita dipende dai ghiacciai e dalla neve che i monsoni accumulano sull’Himalaya, distribuendola nelle campagne durante i mesi secchi, fronteggia le prime migrazioni interne innescate dal clima sconvolto.
In Europa il cronico ritardo del freddo e l’imprevedibilità della neve impongono un nuovo modello economico, turistico e sportivo. Nella Lapponia senza fiocchi le renne di Babbo Natale possono volare, sulle Alpi i turisti, prima ancora dell’inverno, non si rassegnano a fare a meno di sciare.