giovedì 5 giugno 2025

 Plastica, plastica...

 

Da "Repubblica" - 5/6/2025
 
...Per questo oggi, giorno in cui si celebra la Giornata mondiale dell’Ambiente, il tema centrale in difesa della natura è tornato ad essere la lotta a quell’inquinamento da plastica che, senza decisioni drastiche, secondo le stime dell’Onu triplicherà entro il 2040, riversando ogni anno negli oceani del mondodai 23 ai 37 milioni di tonnellate di rifiuti.
Tenendo conto di quanto i mari già soffrono fra acidificazione, surriscaldamento e perdita di biodiversità, per molti scienziati sarebbe una catastrofe.
Parallelamente, la produzione di plastica sta intanto aumentando le emissioni che provocano la crisi del clima. Ricercatori cinesi lo hanno anche dimostrato: di 400 milioni di tonnellate di plastica prodotte in un anno solo 38 milioni sono stati realizzati con polimeri riciclati, tutto il resto invece è prodotto da fossili come carbone e petrolio che alimentano le emissioni.
E allora si è arrivati al punto che l’unica via possibile per aiutare l’ambiente sia limitare alla base la produzione di plastica. Di questo discutono ormai da anni 100 Paesi impegnati a trovare un’intesa sul “Trattato globale sull’inquinamento da plastica”. 
Ovviamente produttori di combustibili fossili, come Arabia Saudita e Russia, si oppongono all’idea di limitazioni, ma decine di altre realtà tra cui Ue, Corea del Sud o Australia - chiedono invece riduzioni globali che siano giuridicamente vincolanti, oltre all’eliminazione graduale di alcune sostanze chimiche e dei monouso. 
Esattamente fra due mesi, a Ginevra, ci sarà un nuovo round dei negoziati: finora sono tutti falliti e quella svizzera sembra quindi l’ultima spiaggia non solo per aiutare il pianeta, ma anche per dimostrare che il multilateralismo funziona ancora e che, in vista della conferenza sul clima che si terrà a novembre in Amazzonia (COP30), esiste una via alternativa al “trivellare... 

giovedì 22 maggio 2025

 Lotta ai reati ambientali

 

Da "Domani" del 22/05/2025 



domenica 4 maggio 2025

 

ll ghiaccio marino antartico scende a un minimo quasi record nel 2025

 

Dal 2017, l'area di ghiaccio marino antartico ha costantemente stabilito bassi livelli storici, evidenziando una preoccupante tendenza ai cambiamenti climatici. Questo declino in corso ha un impatto sulle correnti oceaniche globali, sui modelli meteorologici e sugli ecosistemi.

Il 25 febbraio 2025, il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la sua estensione minima per l’anno a 1,87 milioni di km2, segnando la settima estensione minima più bassa mai registrata. 

L'estensione misura l'8% in meno rispetto alla media, secondo il (CMEMS).

Questa visualizzazione dei dati, generata con i dati CMEMS, mostra l’estensione del ghiaccio marino antartico il 25 febbraio 2025 in bianco. L'estensione del ghiaccio marino di riferimento per febbraio è delineata in rosso.


 L'articolo originale

 

martedì 22 aprile 2025

L’ecologia integrale di Papa Francesco:

storia di una conversione

 

Da "Il Manifesto" . 22/04/2025

 

 

Quasi dieci anni fa, il 24 maggio del 2015, papa Francesco pubblica l’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune: «Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici» scrive il Pontefice, in una articolata riflessione nella quale riesce a toccare e a costruire i nessi tra riscaldamento globale, diritto all’acqua, perdita di biodiversità, inazione di fronte alla necessità impellente di ridurre le emissioni di gas climalteranti.

(...) Bergoglio spiegava il suo impegno con riferimento a San Francesco: «L’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità». Le sue riflessioni hanno così abbracciato un approccio che è stato definito ecologia integrale ispirando associazioni e movimenti in Italia e nel mondo, dialogando con Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, a cui spiegò che da cardinale non capiva «la forza con cui i vescovi brasiliani parlavano dei grandi problemi dell’Amazzonia» nella conferenza di Aparecida (2007), né che cosa c’entrasse col suo ruolo
di vescovo «la salute del polmone verde del mondo»: la sua è la storia di una conversione... 

 l’attenzione ai temi della terra, della casa (techo) e del lavoro (trabajo), le 3T che avrebbe caratterizzato una riflessione continuativa per il papa, quasi un’anticipazione della Laudato si’: «Mi preoccupa lo sradicamento di tanti fratelli contadini che soffrono per questo motivo e non per guerre o
disastri naturali. L’accaparramento di terre, la deforestazione, l’appropriazione dell’acqua, i pesticidi inadeguati, sono alcuni dei mali che strappano l’uomo dalla sua terra natale. Esiste una relazione con la terra che sta mettendo la comunità rurale e il suo peculiare stile di vita in palese decadenza e addirittura a rischio di estinzione»...

 

giovedì 20 marzo 2025

 Scioglimento dei ghiacciai

Da "Il Manifesto" - 20/03/2025
 
«GLI ANNI PEGGIORI DA QUANDO si raccolgono i dati sono stati in particolare gli ultimi
tre- specifica il glaciologo Riccardo Scotti, responsabile scientifico del Servizio Glaciologico
Italiano – e sono gli unici tre anni consecutivi in cui tutte le 19 aree montuose glacializzate del pianeta hanno visto una perdita di volume di ghiaccio: un dato assolutamente significativo». La conferma arriva anche dai dati appena pubblicati dalla World Metereological Organization (WMO), nel suo State of Climate 2024, in cui si legge che la più grande perdita triennale di massa glaciale mai registrata si è verificata negli ultimi tre anni, come anche le tre più basse estensioni di ghiaccio antartico. Gli ultimi tre anni sono stati critici in particolare per i ghiacciai italiani. Il monitoraggio del Servizio Glaciologico Italiano ha rilevato che il 2024 è andato meglio: è stata un’annata non fredda ma nevosa e questo
ha rallentato la riduzione volumetrica, che comunque continua.

SEMPRE IN BASE AI DATI PUBBLICATI su Nature, pur con entità variabile da una regione all’altra la deglaciazione riguarda tutte le catene montuose del pianeta, e – proporzionalmente al ghiaccio presente – raggiunge il massimo proprio in Europa centrale (Alpi e Pirenei), che in un quarto di secolo ha perso addirittura il 39% della sua massa glaciale censita nel 2000, rivelandosi estremamente sensibile agli effetti del riscaldamento globale. Tra i settori più colpiti seguono il Caucaso/Medio Oriente (-35%), Nuova Zelanda (-29%), Asia settentrionale, Usa e Canada occidentali (-23%). Più contenute (sempre in termini relativi) le perdite nell’Artico Russo e nel Nord dell’Artico Canadese (-3%), nonché nella fascia subantartica (-1,5%). 
(...)
«Negli ultimi 25 anni abbiamo visto alcune catene montuose dell’Europa centrale subire arretramenti molto più marcati, appunto le Alpi, i Pirenei, il Caucaso, con perdita di volume di ghiaccio pari quasi a 40%, che rappresenta il dato più significativo a livello mondiale, mentre nell’Artico alcune zone arrivano al massimo al 5%; c’è’ quindi una grande range di diversificazione, anche se il dato comune è che tutte, ma proprio tutte le catene montuose vedono un segno meno».

ANCHE LA RIPERCUSSIONE SULLE RISERVE idriche è diversa da zona a zona.

«Nonostante le alpi sono le catene montuose che più hanno subito arretramenti – continua Scotti – per motivi essenzialmente climatici il contributo che danno i ghiacciai alpini in termini di riserva idrica è meno fondamentale rispetto all’Himalaia (vedi articolo qui sotto) o le Ande dove milioni di persone vivono in bacini idrografici largamente alimentati dai ghiacciai. Le ghiacciaie delle Alpi hanno un interesse altamente specifico: nei momenti di siccità evitano che i fiumi vadano in secca completa. Hanno questo importante ruolo di regolatore dei regimi fluviali, senza differenze enormi a livello alpino, perché tutta la catena essenzialmente riceve dei grossi quantitativi di precipitazioni rispetto a quello che è poi il bilancio idrico; quindi la perdita dei ghiaccia riduce questo contributo regolatore.

L’EFFETTO MAGGIORE SUI FIUMI LEGATO all’aumento delle temperature sarà dato da altre componenti, ad esempio la riduzione delle nevicate; se si riduce il manto nevoso che copre le Alpi, cambia il regime idrologico del fiume: il picco di portata si anticipa in primavera, il fiume si presenta con una portata alta in inverno quando serve a poco, mentre in estati sempre più calde i fiumi aumenteranno la tendenza ad andare in secca».
 
Aletsch - Alpi svizzere


GLI EFFETTI PIU’ RILEVANTI DELLA RITIRATA dei ghiacciai si manifestano con l’innalzamento degli oceani: secondo lo studio il ghiaccio perso è equivalente a un aumento del livello marino di 18 millimetri, a cui va sommato il contributo di fusione delle calotte polari, soprattutto la Groenlandia, e della dilatazione termica delle acque oceaniche divenute più calde, per un totale di circa 8 centimetri di aumento del livello marino nel medesimo periodo 2000-2023. 

 

mercoledì 19 marzo 2025

 Pinguini 2025

 

Domenica 16/03 alla base neozelandese Robert Scott sono passati circa 50 pinguini imperatore. Hanno superato il ghiaccio marino appena formato e si sono diretti direttamente in mare aperto. Individua il giovane di Adelia che ha accompagnato il viaggio

📸 Peter McCarthy

 



 

martedì 4 marzo 2025

 Ancora centrali termo nucleari?

 

 Armaroli: «Le centrali che vuole il governo non esistono»
 
Da "Il Manifesto" - 04/03/2025
 
Armaroli dirigente di ricerca del Cnr: «L’azienda che stava sviluppando il nucleare modulare ha chiuso il progetto. L’Italia e l’Europa non hanno materia prima. Il più grande player è Rosatom, di proprietà del governo russo. Contro di essa ci si è ben guardati da imporre sanzioni»
(...)
Ieri il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin si è arrampicato su specchi molto inclinati cercando di spiegare il motivo per cui il provvedimento non sarebbe in contrasto con la volontà espressa dai cittadini di cancellare il nucleare con due referendum nel 1987 e nel 2011. 
«Questa scelta, dopo un’analisi fatta anche con molti giuristi, non va a contrastare i referendum. Il ddl dice chiaro che non ci saranno più le grandi centrali. È un po’ come un referendum su un motociclo anni Trenta e poi una Ferrari di oggi». 
 
La Ferrari di cui parla, però, non c’è, come spiega Nicola Armaroli, dirigente di ricerca presso il Cnr: «Si continua a parlare di una tecnologia che non esiste. Questo fa sì, tra l’altro, che non si possa sapere quanto costano queste nuove centrali. E io mi chiedo qual è la base numerica di un business plan in base al quale questo governo dice che l’energia prodotta dalle centrali costerà meno. Sulle bollette non si può scherzare».
A febbraio è stato audito alla Camera: ha spiegato che le tecnologia su cui punta l’Italia non ci sono. Che cosa intende dire?
La prima azienda che stava sviluppando il nucleare modulare su piccola scala, NuScale, alla fine del 2023 ha annunciato che chiude il progetto. Si tratta di un’azienda Usa, la prima ad avere ottenuto l’autorizzazione a mettere sul mercato un reattore da 77 megawatt. Arrivati però al dunque, con l’impianto già venduto a un paio di aziende, ha dovuto ammettere che le stime promesse sui costi di produzione di energia elettrica erano errate, che il prezzo reale sarebbe stato ben più alto rispetto a quanto prospettato. In Francia, invece, Edf ha abbandonato il piano di realizzare quelli che si chiamano Smr, Small modular nuclear reactors. Questi sono i fatti. L’idea dei Smr non è nuova. Prima però occorre un prototipo credibile dai costi certi e poi fabbriche che lo producono in serie. Il governo dovrebbe essere più esplicito su questo dettaglio.
Grafici alla mano, nella sua audizione ha sfatato anche il mito di un presunto
rinascimento nucleare. Qual è la realtà?
(...)
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Nuclear_Accident.png


L’Italia e l’Europa non dispongono di materia prima. Il più grande player del settore nucleare è Rosatom, una società di proprietà del governo russo, che dispone di una filiera integrale del nucleare. Contro di essa ci si è ben guardati da imporre sanzioni, anche perché questo avrebbe creato seri problemi a numerose centrali in tutto il mondo, alle quali fornisce ad esempio le barre di combustibile. Oggi i dominatori della tecnologia nucleare, che nelle economie di mercato ha fallito, sono Cina e Russia. Questa è la situazione. E non si capisce perché se sulle risorse e tecnologie russe e cinesi facciamo tanti distinguo, l’idea che dominino nella filiera nucleare passi sotto silenzio. 
(...)
Non esiste un paese al mondo a economia di mercato dove il nucleare sta in piedi da solo. Quindi il decreto certifica che il nucleare non si farà. A meno che non si voglia aggirare l’ostacolo, considerando «private» le grandi aziende nazionali partecipate a maggioranza dallo Stato.
Quanti sarebbero i reattori in costruzione in Italia?
Decine di piccoli reattori, indicativamente tra 50 e 200, quindi molto diffusi lungo lo Stivale.
Ho però l’impressione che il nucleare sia soprattutto un argomento politicamente comodo.
Si dichiara di risolvere un problema (bollette alte). Tanto poi, coi tempi biblici in gioco, la
patata bollente toccherà a qualcun altro.

martedì 25 febbraio 2025

 COP16 a Roma

Da "Domani" del 25/02/2025

 


 

giovedì 23 gennaio 2025

 

Il più grande iceberg del mondo si dirige a nord dopo essere sfuggito al vortice

 

L'iceberg più grande del mondo è di nuovo in movimento dopo essere stato intrappolato in un vortice per la maggior parte dell'anno.

A23a è 3.800 kmq, che è più del doppio della Grande Londra, ed è spesso 400 m. Si è liberato dall'Antartide nel 1986, anche se presto è rimasto bloccato appena al largo della costa.

Lo spessore dell'iceberg indicava che il suo fondo toccava la base del Mare di Weddell, parte dell'Oceano Antartico, dove rimase fermo per più di 30 anni.

Ha iniziato a muoversi verso nord nel 2020 ma, dalla primavera, ha incominciato a giare su se stesso catturato da una colonna di acqua ruotante vicino alle isole Orcadi meridionali.

Venerdì il British Antarctic Survey (BAS) ha dichiarato che ora si sta allontanando ulteriormente verso nord.

Si pensa che A23a alla fine lascerà l'Oceano Antartico ed entrerà nell'Oceano Atlantico dove incontrerà acque più calde e probabilmente si romperà in iceberg più piccoli e alla fine si scioglierà.


L'articolo originale

 

venerdì 17 gennaio 2025

 

Le piccole cose fanno sciogliere le grandi piattaforme di ghiaccio

 

A migliaia di chilometri di lunghezza e centinaia di metri di profondità, le piattaforme di ghiaccio antartiche sono massicce. Eppure gli scienziati dicono che sono i processi fisici su piccola scala che si verificano al confine tra il ghiaccio e l’oceano che determinano il loro destino, compresa la velocità con cui si sciolgono.

In questo “strato di rimbalzo” di spessore al millimetro, il sale e il calore dall’oceano interagiscono con la base di piattaforme di ghiaccio galleggianti che frappongono il continente antartico, innescando lo scioglimento che contribuisce all’innalzamento del livello del mare.

Uno schema della circolazione oceanica sulla piattaforma continentale antartica. La fusione dal basso è guidata dalla presenza di sale e calore dall'Oceano Antartico attraverso l'acqua profonda Circorpolare (CDW). Questo scioglimento influenza la formazione di acqua di fondo antartico (AABW) che guida le correnti oceaniche in tutto il mondo. La lente di ingrandimento mostra la posizione dello strato limite salino. Eddies (idromassaggi colorati rossi) creati dall'acqua di fusione dolce all'interno dello strato limite può essere visto circolare sotto la piattaforma di ghiaccio in pendenza, attingendo acqua di mare relativamente più calda al confine di ghiaccio (la scala mostra una distanza in metri lungo la pendenza). La forza dei saldi è fornita in una scala di tronchi (flussi più forti sono in giallo e rosso). I c. e v sono tipici spessori di salinità e velocità di strato limite, rispettivamente.

 

“I recenti progressi nelle simulazioni al computer hanno permesso agli scienziati di modellare lo strato limite per la prima volta e scoprire nuovi modelli di fusione a seconda delle condizioni oceaniche e della geometria del ghiaccio. Allo stesso tempo, gli scienziati hanno usato robot all’avanguardia e che osservano l’oceano, per rivelare un “paesaggio di ghiaccio” molto complicato sul lato inferiore delle piattaforme di ghiaccio, con fossette di ghiaccio su scala di metri, terrazze ripide e scoop su scala di chilometri, che influenzano lo scioglimento e il congelamento”.


Queste scoperte indicano un sistema ghiaccio-oceano strettamente accoppiato in cui la fusione, la circolazione e la geometria del ghiaccio si evolvono insieme.

“Incorporare questi processi in modelli climatici e a livello del mare rappresenta una grande sfida per gli scienziati, ma è essenziale per ridurre l’incertezza nelle previsioni del livello del mare”...

L'articolo originale 

Foto di G. Scotto di Clemente, 2007.

 

sabato 11 gennaio 2025

 

Antartide: la campagna di perforazione raggiunge un ghiaccio antico di oltre 1,2 milioni di anni

 

Nel remoto sito di Little Dome C in Antartide, un gruppo di ricerca che rappresenta dodici istituzioni scientifiche di dieci nazioni europee ha appena raggiunto una pietra miliare storica per la scienza del clima. Come parte del progetto Beyond EPICA - Oldest Ice, finanziato dall'Europa, il team ha concluso con successo una campagna di perforazione decisiva, raggiungendo la profondità di 2.800 metri, dove la calotta glaciale antartica incontra il fondamento roccioso.


Il ghiaccio estratto conserva una memoria senza precedenti della storia climatica della Terra, informazioni continue sulle temperature atmosferiche e campioni incontaminati di vecchia aria con gas serra che coprono oltre 1,2 milioni di anni fa.

“Abbiamo segnato un momento storico per la scienza del clima e dell’ambiente” commenta Carlo Barbante, docente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, socio associato senior dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche d’Italia (Cnr-Isp) e coordinatore di Beyond EPICA. “Questo è il più lungo record continuo del nostro clima estratto da un nucleo di ghiaccio e può rivelare l’interconnessione tra il ciclo del carbonio e la temperatura del nostro pianeta. Questo risultato è stato reso possibile grazie alla straordinaria collaborazione di vari istituti di ricerca europei e al lavoro dedicato di scienziati e personale logistico nel settore negli ultimi dieci anni”. 

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