giovedì 3 agosto 2023

 Mai così caldo, la prova negli alberi

Studio del Bo sugli anelli dei tronchi: è il periodo peggiore degli ultimi
1200 anni 


Da "Il Corriere del Veneto" - 3/08/23

Non è mai stato tanto caldo negli ultimi 1.200 anni e a dircelo sono gli anelli degli alberi. Lo rivela il nuovo studio realizzato in Scandinavia e pubblicato su «Nature», coordinato dall’Università di Padova e dall’Istituto Federale Svizzero di Ricerca per la Foresta. La notizia «epocale» dimostra che il «periodo caldo Medievale», diversamente da quanto si pensi fu più freddo.
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gli alberi analizzati anche dall’ateneo padovano hanno svelato ben di più, risolvendo con una spiegazione fisica un vero rompicapo per i ricercatori alle prese con le ricostruzioni climatiche sinora prodotte. «I lavori pregressi si basavano sull’ampiezza o densità degli anelli degli alberi che certamente dipendendo molto dalvale”, la temperatura ma volte subiscono altri fattori influenzanti - spiega Carrer -. La nuova ricostruzione climatica prodotta codifica un metodo innovativo e particolarmente preciso per estrarre dalle stesse fonti informazioni sulle temperature pregresse. A differenza delle precedenti misurazioni, questi risultati portano alla stessa conclusione dei modelli climatici – annuncia il professore -, dando conferma di come il “Periodo Caldo Medievale" quello per intendersi che ha dato il nome alla verde Groenlandia e per cui in Inghilterra c’erano le viti, almeno per la Scandinavia, cioè l’area da cui provengono gli alberi studiati, era più freddo di quanto si pensasse. Il riscaldamento attuale è quindi probabilmente al di fuori dell’intervallo di fluttuazioni naturali delle temperature negli
ultimi 1200 anni». La svolta è stata considerare direttamente lo spessore delle pareti cellulari di ben 50 milioni di cellule provenienti da 188 pini silvestri (Pinus sylvestris), vivi e morti. «Ogni singola cellula, in ogni anello, registra informazioni climatiche relative al momento della sua formazione - chiarisce il primo autore dello studio e ricercatore del Wsl, Jesper Björklund -. Analizzando centinaia, talvolta migliaia di cellule per anello, i dati arrivano ad essere straordinariamente precisi». Le temperature estive regionali così ricostruite, coincidendo con le simulazioni dei modelli climatici locali...
«Ora ci sono quindi due fonti indipendenti che indicano come le temperature medioevali fossero
inferiori di quanto si credesse - afferma Georg von Arx -. All’opposto, si conferma che il riscaldamento attuale è senza precedenti, almeno nell’ultimo millennio». Un punto al progresso scientifico, uno alla drammatica doccia fredda per l’umanità che si proietta al futuro. «Gli alberi e le formule matematiche concordano nel raccontarci che viviamo un unicum nella storia e che molto di ciò che accade, a discapito di quanto dicano i negazionisti del cambiamento climatico, dipende da noi – sottolinea Carrer -. Se anche tutto il pianeta cambiasse modo di vivere all’improvviso, il clima andrà comunque avanti a
scaldarsi con un’inerzia di decenni. Intanto la temperatura media globale è cresciuta in un secolo di circa un grado»....

mercoledì 2 agosto 2023

 Salvini nega lo scioglimento dei ghiacciai L'esperta: "Sconcerto per la sua ignoranza"

 

Da "La Stampa" - 02/08/23
 
«Se il ministro Salvini fosse stato mio allievo, per quell'affermazione sui "cicli" dei ghiacciai si sarebbe beccato un bel 3». Vanda Bonardo, presidente Cipra (Commissione internazionale protezione Alpi), coordinatrice della "Carovana dei Ghiacciai" (campagna di Legambiente e del CGI – Comitato Glaciologico Italiano) ed ex professoressa, esprime «sconcerto» per «l'ignoranza scientifica espressa dal ministro». Il riferimento è alla frase di Matteo Salvini: «Se studi un po' di storia, vedi che sono cicli. Non è che Capezzone sgasa in auto e il ghiacciaio dell'Adamello arretra». Secondo Bonardo, le affermazioni del ministro sono un espediente per non dover riconoscere il problema «e quindi non affrontarlo, perché
si tratta di qualcosa di molto serio e complesso la cui soluzione non è affatto facile». 
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uno studio che – in particolare – stima una completa sparizione di quello dell'Adamello (Bs) entro la fine del secolo. E non è l'unico a rischio, in Italia. Qualcuno ha una "data di scadenza" ancora più ravvicinata. «Attualmente – spiega Bonardo – ce ne sono circa 900 nel nostro Paese. La maggior parte concentrata nelle Alpi settentrionali. Quelli delle Alpi meridionali sono quasi del tutto spariti o ridotti a
fazzoletti di ghiaccio». Il rapporto stilato dal CGI fotografa una situazione drammatica: entro il 2050, cioè in poco più di 25 anni, i ghiacciai sotto i 3.500 metri di altitudine spariranno del tutto. «La Marmolada, che rientra tra questi, potrebbe scomparire entro 15 anni o anche meno», spiega ancora Bonardo. Quanto a quelli sopra i 3. 500 metri – come il Monte Bianco o l'Adamello per esempio – il destino da qui al 2100 dipenderà dal comportamento dell'uomo: «Ci sono possibilità che se ne salvi il 30%, ma questo vorrebbe dire trovare soluzioni rapidamente. Ma siccome siamo molto lontani da ciò, il rischio è che entro la fine del secolo spariscano quasi del tutto. Questo vuol dire la catastrofe. Ecco
perché le recenti previsioni sull'Adamello sono credibili».
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Ghiacciaio del Mnadrone - luglio 2020

 
L'impennata delle temperature, specie negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale, sta rendendo sempre più rapido il fenomeno della fusione glaciale: «Le accelerazioni aumentano anno in anno e questo preoccupa perché si ha sempre meno tempo per agire». Sul ghiacciaio di Lares, versante trentino
dell'Adamello, per esempio, si è registrato un arretramento di 600 metri rispetto al 2021, mentre quello del Mandrone, sempre sull'Adamello, ha perso 139 metri per la sola fusione del ghiaccio. I segnali sono inequivocabili: il colore della neve sporco, poiché è più visibile la roccia sottostante, l'aumento di crepacci e caldere (zone collassate nel ghiaccio), i rivoli d'acqua fino che diventano «emorragie», come le chiama Bonardo e le finestre di roccia sempre più ampie. Più roccia esposta vuol dire meno effetto Albedo: quando c'è neve o ghiaccio, la luce del sole viene riflessa. La roccia esposta, invece, assorbe il calore e riscalda anche il ghiacciaio provocando una fusione più rapida...

Foto: G. Scotto di Clemente