Il ghiacciaio di Cima Brenta (Dolomiti di Brenta)
Il ghiacciaio di Cima Brenta in alcune mie foto, si nota bene anche qui la diminuzione dello spessore del ghiaccio, in particolare rispetto alla situazione negli anni '90:
Agosto 1975
Da ottobre a dicembre 2007 come insegnante della scuola Martini/Stefanini di Treviso sono stato in Antartide per collaborare alla spedizione internazionale Andrill. Il progetto Andrill vede protagonisti vari centri di ricerca Italiani (CNR, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l'Università di Siena), università e centri di ricerca Americani, Neo Zelandesi e Tedeschi. Assieme ai ricercatori, sono presenti sei insegnanti di materie scientifiche.
Il ghiacciaio di Cima Brenta in alcune mie foto, si nota bene anche qui la diminuzione dello spessore del ghiaccio, in particolare rispetto alla situazione negli anni '90:
Agosto 1975
Da un articolo sul Sole 24 ore del 05/07/22
Gianmaria Sannino, climatologo dell’Enea, dice: era tutto previsto. Aggiunge
Maurizio D’Orefice, geomorfologo dell’Ispra: già oggi 120 ghiacciai di piccole
dimensioni si sono estinti o sono ridotti a nevai a vita breve; ormai è evidente che i
ghiacciai sotto i 3.500 metri di quota spariranno in pochi decenni. La terrificante
tragedia avvenuta domenica sul ghiacciaio della Marmolada, in Veneto al confine con
il Trentino, ha riacceso l’attenzione sui fenomeni climatici dopo la siccità di giugno.
Da più di un secolo il mar Mediterraneo si alza di anno in anno; da più di un secolo i
ghiacciai alpini si ritirano e scoprono nuove porzioni di ghiaioni immensi. Stima: in
questi decenni si è liquefatto il 35% delle riserve dei ghiacciai alpini in termini di
estensione e profondità.
È tutto previsto, è tutto già scritto nel Grande Libro dei Modelli Climatici, che poi
sono colossali «solutori di equazioni», come dice Sannino dell’Enea, strumenti
sempre più aderenti alla realtà a mano a mano che i centri di calcolo diventano più
potenti e le misurazioni si fanno più numerose e dettagliate. «È previsto dai modelli, e
noi climatologi vi avvertiamo da anni, che i ghiacciai sono destinati a ridursi ancora di
più, che il Mediterraneo salirà di livello, che la siccità sperimentata quest’anno si
aggraverà in futuro», dice Sannino. Il che cosa accadrà è previsto, ma non il come.
Quello che gli scienziati non riescono ancora a dettagliare è il fatto che l’evoluzione
del clima non agisce in modo lineare – a una quantità di CO2 la temperatura cresce in
modo corrispondente, i ghiacciai accelerano in pari misura la velocità di scioglimento,
le piogge si diradano in misura correlata e così via – bensì il processo da un secolo
avviene con imprevedibilità e discontinuità sorprendenti. La mole di dati, variabili ed
equazioni da risolvere è talmente alta da superare la capacità previsiva di dettaglio di
meteorologi e climatologi.
(...) Da cent’anni il salire del mare e il fondersi dei ghiacci è rilevata da tutte le stazioni di
misura. Dal 1890 a oggi l’Adriatico è cresciuto in modo costante di circa 20
centimetri nella rocciosa e salda Trieste e di 30 centimetri nella cedevole e
sprofondante Venezia (rilevazione Ismar-Cnr Istituto di Scienze Marine Trieste, Ispra,
Cpsm). La Marmolada a metà ’800 aveva un ghiacciaio vasto 5 chilometri quadri, nel
1900 si era ridotto a 4 chilometri quadri, nel 1960 a 3 e in questo periodo meno di 2
chilometri quadri. (rilevazione Bondesan, Università di Padova). L’immenso
ghiacciaio dei Forni (tra Lombardia e Alto Adige) nel 1860 misurava 18 chilometri
quadri, 14 nel 1952, oggi è attorno a 11 chilometri quadri e in centocinquant’anni ha
perso il 36% dell’estensione distaccando grandi iceberg di ghiaccio (dati del Comitato
glaciologico italiano)...