30 agosto 2020: un esempio di criticità nel Nord Italia
Da La repubblica, 31/08...
Correnti estive mai viste e nell’Italia tropicale i temporali sono cicloni
Il riscaldamento globale ha spezzato gli equilibri, avvertono i
climatologi "Dovremo prepararci a fenomeni intensi e sempre più
frequenti" di Giacomo Talignani
Con le correnti che cambiano, il mare che si surriscalda e senza più
protezione dell’anticiclone delle Azzorre, l’Italia si trasforma in un
pungiball preso a pugni dagli effetti della crisi climatica. È una
condizione a cui dovremo abituarci – dicono gli esperti – anche in
autunno, con eventi meteorologici sempre più intensi e devastanti.
Un tempo, dopo ferragosto, quando l’anticiclone che da sempre ci
regala stabilità se ne andava, arrivavano i temporali. Avviene anche
ora, solo che accade prima e in maniera più violenta. E così l’Italia,
fra i paesi più vulnerabili del Mediterraneo, paga una conto alto e
destinato a crescere, se non cominceremo ad attuare piani per prevenire
le ricadute. Antonello
Pasini, fisico del clima del Cnr, spiega perché. «Di solito il colpo
di coda avveniva dopo un’estate mite, non bollente come quella degli
ultimi anni. Se ne andava gradualmente l’anticiclone delle Azzorre, che
si muoveva da ovest a est portandoci protezione e tempo stabile. Ora
però la circolazione è cambiata: c’è l’anticiclone africano, che ogni
tanto viene su e ogni tanto va giù, da nord a sud e viceversa. Solo che
quando va giù e torna sull’Africa non entra più l’anticiclone delle
Azzorre a difenderci come prima, ma entrano subito correnti fredde da
nord».
Queste correnti –
nonostante il 2020 abbia registrato finora un 30 per cento di pioggia in
meno rispetto alla norma climatologica – veicolano nella seconda metà
dell’anno fenomeni meteo estremi come temporali, bombe d’acqua,
trombe d’aria e i venti che hanno devastato il nord Italia nel weekend
dalla Lombardia alla Toscana, dal Brennero fino al cuore del Veneto.
«Il cambio di circolazione, non più da est a ovest ma da sud a nord, sta
portando a fenomeni intensi che si possono verificare ben prima
dell’inizio dell’autunno. È un effetto diretto del cambiamento
climatico».
L’Italia regina
per dissesto idrogeologico, con un clima che tende a una
tropicalizzazione e un territorio fragile già devastato da sfruttamento
del suolo, abusivismo e infrastrutture inadeguate, viene dunque
sconvolta. «Con il riscaldamento globale si è amplificata verso nord
la circolazione equatoriale e tropicale. Gli anticicloni che prima
erano sempre sul deserto del Sahara, ora entrano ed escono dal
Mediterraneo. Così da un passato fatto di estati fresche e stabili, si
passa a quelle lunghe, calde e instabili che stiamo
vedendo, con disastri e precipitazioni violente», dice Pasini. E in
questo sconvolgimento di equilibri il mare sempre più caldo gioca un
ruolo decisivo: evaporando, porta a maggiori precipitazioni ed energia
accumulata in atmosfera che si scarica in modo più violento «È
indubbio che con l’aumento delle temperature medie in tutto il bacino
questi eventi meteo saranno sempre più frequenti e intensi », spiega
dalla California il ricercatore italiano Salvatore Pascale, che con i
colleghi dell’Università di Stanford ha elaborato modelli matematici su
clima e Medicanes, gli uragani del Mediterraneo. Dobbiamo prepararci».
Concorda Pasini: «La temperatura del mare impatterà sull’autunno,
probabilmente più caldo e piovoso. E i fenomeni meteo saranno violenti e
distruttivi». Sappiamo che avverranno e dunque, per ammortizzare
l’impatto, l’unico modo è prevenire.
«Dobbiamo mitigare gli effetti – spiega il fisico – diminuire la
vulnerabilità del territorio costruendo opere idrauliche e migliorando
le condizioni, ad esempio di fiumi tombati e aree soggette ad
abusivismo, e soprattutto serve attuare a livello locale un piano di
adattamento al cambiamento climatico. Vanno coinvolti i sindaci:
coordinandosi con la Protezione civile, sono gli unici che conoscendo
il territorio possono sapere dove prevenire e come un evento meteo può
fare danno. In Italia dobbiamo fare come i giapponesi: loro hanno
lavorato per difendersi dai terremoti, noi dobbiamo farlo per
proteggerci dagli eventi estremi».
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