giovedì 25 febbraio 2021

 Quanto siamo vicini a raggiungere il +1.5°C?


Una schermata dall'applicazione. L'area ombreggiata gialla rappresenta l'incertezza della media stimata di 30 anni associata ai dati climatici passati e alle proiezioni climatiche future e la linea arancione mostra la stima probabile di quando raggiungeremo un riscaldamento di 1,5 C.


















 
Un sito collegato al sistema Copernicus che monitora per la Comunità Europea il sistema climatico.
Gli impatti associati ad un aumento della temperatura di 1,5 C sopra i livelli pre-industriali sarebbero gravi. Una tale ascesa potrebbe sembrare una realtà lontana, ma potremmo raggiungerla prima di quanto si pensi.

1.5° C è il limite obiettivo stabilito nell'accordo di Parigi. Questo accordo mira a rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico limitando l'aumento della temperatura globale nel XXI secolo a 2° C al di sopra dei livelli preindustriali e proseguendo gli sforzi per frenarlo ulteriormente fino a un aumento di 1,5° C.

Il riscaldamento globale ha già portato a significative alterazioni nei sistemi umani e naturali; limitando l'aumento della temperatura a 1,5°C, ci si aspetta che l'adattamento sarà meno difficile, e il nostro mondo subirà meno impatti negativi. Gli esperti suggeriscono che il limite di 1,5 C sarà probabilmente raggiunto tra il 2030 e l'inizio del 2050, a meno che non si adotti un'azione concertata per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

Il Copernicus Climate Change Service (C3S*) ha sviluppato un'applicazione gratuita - il Global Temperature Trend Monitor' - per chiunque possa vedere l'attuale tasso di riscaldamento globale ed esplorare quanto presto potremmo raggiungere il limite di 1,5 C se il riscaldamento continua al ritmo di oggi. Aggiornata su base mensile, l'applicazione fornisce una versione quasi in tempo reale di un grafico che originariamente apparve nel rapporto speciale del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC).

venerdì 12 febbraio 2021

 Un modello per studiare l'interazione tra le acque "calde" dell'oceano e le piattaforme galleggianti di ghiaccio in Antartide


Il posto più inaccessibile del pianeta? Lo strato di confine di spessore millimetrico in cui il sale e il calore dell'oceano meridionale circumantartico incontrano i ghiacciai galleggianti dell'Antartide.
Comprendere la fisica sotto il ghiaccio su questa micro-scala può rivoluzionare la nostra modellazione su larga scala di come la calotta glaciale antartica si scioglie negli oceani, consentendo scoperte che ci consentono di adattarci ed essere resilienti ai cambiamenti climatici.

La calotta glaciale antartica perde circa la metà della sua massa attraverso lo scioglimento oceanico delle sue piattaforme glaciali frangiate.

Si pensa che gli oceani inaccessibili al di sotto delle piattaforme di ghiaccio spesse chilometri dell'Antartide siano in grado di rispondere ad alcune delle più importanti questioni climatiche globali, tra cui il futuro del livello globale dei mari.

Questa regione profonda, fredda e oscura è rimasta  fuori dalla portata degli scienziati a causa della sua estrema lontananza, che la rende anche un soggetto di studio ideale per le simulazioni dei supercomputer.
 
"La nostra nuova ricerca mostra che il movimento su larga scala delle correnti d'acqua sotto la base di una piattaforma di ghiaccio antartica non è sempre un fattore chiave dello scioglimento della piattaforma di ghiaccio, come avevamo supposto"

"Mostriamo che si sta verificando un processo noto come doppia convezione diffusiva, a causa delle condizioni uniche dell'oceano sotto le piattaforme di ghiaccio, dove l'acqua fredda e dolce si trova sopra l'oceano più caldo e salato."

"Questo studio virtuale ci permette di superare i confini delle interazioni ghiaccio-oceano in modi quasi impossibili nell'ambiente antartico reale. Possiamo isolare gli effetti di diversi driver, come la temperatura dell'oceano e la forza delle correnti oceaniche."

lunedì 8 febbraio 2021

 L'Himalaya e i suoi ghiacciai

Il glaciologo: “Processo irreversibile Ci salva il monitoraggio” 
 
da La repubblica - 8/12/2021 - Giacomo Talignani
 
«Concordo con chi dice che quel che sta accadendo ai ghiacciai è come nel gioco jenga: negli anni togli un pezzo dopo l’altro, ma la torre sta ancora su. Quando però togli quello giusto, allora tutto cade. Quello dell’Himalaya era uno di quei pezzi e purtroppo ne perderemo sempre di più». Renato Colucci, glaciologo del Cnr Istituto di Scienze Polari, è chiarissimo sulla condizione dei ghiacciai del mondo. «Ormai è tardi, vanno verso una direzione irreversibile. Quello che possiamo fare è monitorarli e prepararci».
 

 
Dovremmo aspettarci altre tragedie del genere?
«Sì, con sempre più frequenza. Ne sono già successe tante, anche in Himalaya, dove alcuni ghiacciai hanno ceduto, solo che per fortuna non hanno fatto vittime.
Purtroppo questa volta invece è stato fatale. Dobbiamo prepararci: altri cadranno, ma possiamo cercare di prevedere e adattarci».
Serve più monitoraggio sullo stato dei ghiacciai?
«In certe zone del mondo, come Alpi italiane o svizzere, le situazioni di rischio sono attentamente monitorate.
Laddove questo non avviene, quando un ghiacciaio viene giù spesso non si è preparati, come in India. Anche se nessuno vuole ammetterlo certi ghiacciai e vicini villaggi del mondo vengono considerati di serie B.
Probabilmente con un forte monitoraggio, tragedie come questa sarebbero evitabili».
Quali nel mondo dovrebbero preoccuparci maggiormente?
«Non tutti ghiacciai sono uguali.
Alcuni, come la Marmolada, scompariranno presto, ma potrebbero sciogliersi senza ripercussioni dirette sull’uomo.
Invece sono tutti a rischio quelli dell’Himalaya, le Ande cilene e peruviane, del Nord America. Però per l’intera comunità globale preoccupano soprattutto i ghiacciai dell’Antartide. Come lo scioglimento della porzione West antartic ice sheet, che ormai è già in un processo irreversibile e si teme innescherà un volume d’acqua in grado di alzare il livello del mare di 3 metri in un secolo».
Non possiamo fermare lo scioglimento. Possiamo però prevenirlo?
«Il clima è cambiato così rapidamente che i ghiacciai non hanno avuto tempo di adattare le loro dimensioni al nuovo clima.
Sono come un cubetto di ghiaccio tirato fuori e messo sul bancone della cucina. Quello che possiamo fare sono azioni di adattamento e mitigazione, studiare le situazioni di rischio, ma anche prepararci ad abbandonare certe zone dove potrebbero impattare».

mercoledì 3 febbraio 2021

 

Cambiamento climatico, per due persone su tre è "un'emergenza globale"

 

Un servizio di EuroNews...Per due persone su tre il cambiamento climatico rappresenta un'emergenza globale. Lo rivela il mega-sondaggio realizzato dall'UNDP, l'Agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo, che in tema di ambiente e futuro ha intervistato un universo di un milione e duecentomila persone in 50 paesi del mondo.

Per Cassie Flynn, che ha lavorato al progetto, si tratta di un segnale positivo: "Non sorprende che i giovani sotto i 18 anni siano più sensibili davanti all'emergenza climatica e più convinti della necessitâ di mettere in campo politiche capaci di affrontarla. Tuttavia è interessante notare che le altre fasce d'età non restano molto indietro. Tra le persone con più di 60 anni, la fascia più lontana, il 58 per cento ritiene che ci sia una emergenza climatica, e noi dobbiamo agire a questo proposito".

Per gli intervistati le priorità dovrebbero essere date ad azioni rivolte alla protezione della natura e dell'ambiente, alla diffusione delle energie rinnovabili e dell'agricoltura eco-compatibile, e allo sviluppo del cosiddetto lavoro verde.

Il Video...



 Il Krill


Il ciclo di vita del krill  antartico è un incredibile viaggio mutaforma dalle  profondoità oceaniche al pack. Il video del programma antartico australiano mostra uno scorcio unico delle numerose tappe del krill, un mattone fondamentale della piramide alimentare dell'ocenano antartico.