Di sicuro c’è solo che i 193 paesi....
...." partecipanti (alla conferenza di Parigi sul clima, COP21, conclusasi lo scorso 11 dicembre) hanno riconosciuto la natura antropica della
crescita della temperatura del globo: il cui incremento, oggi di quasi
un grado, va tenuto sotto due gradi o, meglio ancora, sotto 1,5 °C, se
si vogliono evitare effetti irreversibili.
(...)
Un
accordo andava raggiunto a tutti i costi e infatti è stato trovato, ma
solo su dichiarazioni di principio, che hanno consentito a governi e
media, ma anche a diversi ambientalisti, di cantar vittoria, passando
sotto silenzio che, per stare sotto 2 °C, il picco delle emissioni di
gas serra deve essere raggiunto entro il 2030 e addirittura entro il
2020 per tenersi sotto il più tranquillizzante grado e mezzo. Peccato
che in un «accordo che vale per un secolo», come si è affrettato a
dichiarare Hollande, gli impegni di riduzione delle emissioni al 2030,
autonomamente presi dalla maggioranza dei paesi presenti a Parigi,
porterebbero comunque a una crescita di almeno 2,7 °C e in proposito non
solo l’accordo raggiunto si limita a dire che il «carbon peaking» va raggiunto nel minor tempo possibile, ma addirittura «dimentica» di indicare con quali strumenti raggiungerlo.
Perfino
gli impegni volontariamente assunti dai singoli paesi non sono
vincolanti. D’altronde non si saprebbe come controllarne gli esiti in
modo credibile, visto che i singoli paesi rendiconteranno autonomamente i
risultati acquisiti, senza nemmeno l’obbligo di effettuare le misure
secondo standard concordati: l’adozione di linee guida e standard comuni
è infatti rinviata a un futuro incontro, da tenersi a data imprecisata.
Il
2020 è domani, anche il 2030 è dietro l’angolo, eppure la prima
verifica formale dei risultati acquisiti dai singoli paesi avverrà
soltanto nel 2023 e le successive a distanza di cinque anni, ma i
risultati delle verifiche serviranno solo a «informare» i singoli paesi,
affinché decidano in modo autonomo le modifiche dei loro programmi. È
vero, l’accordo auspica che nel frattempo si raggiungano intese più
impegnative e vincolanti ma, visto l’andazzo, è forte il rischio che ci
si arrivi a babbo morto.
(...)
La più efficace sintesi della conferenza l’hanno fornita George Monbiot sul Guardian
(«I risultati di Parigi sono i migliori che abbiamo conseguito finora. E
questo è un terribile atto d’accusa») e Laurence Tubiana, membro della
delegazione francese («Il cambiamento climatico riguarda gli ecosistemi.
I negoziati sul cambiamento climatico riguardano gli ego-sistemi»). "
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