venerdì 21 novembre 2025

 

 Impronte dei gradienti sulla Terra

Contributo ricavato dalla relazione di Carlo Doglioni - Acc. Sc. Torino Atti 4 (2024), 

(...) Nella storia della vita sulla Terra – valutiamo l’esplosione demografica degli ultimi 150 anni in cui come esseri umani siamo cresciuti da 1 a 8 miliardi – riconosciamo un gradiente demografico esplosivo. In paleontologia è noto che spesso, quando c’è stata una crescita demografica così veloce e improvvisa di una determinata specie, tale evento si è rivelato il prodromo dell’estinzione della stessa specie, ed è quindi importante riconoscere questi gradienti demografici; significa rendersi conto del problema e del rischio cui andiamo incontro. Se prendiamo un singolo strato di rocce sedimentarie di una parete delle nostre Alpi o Appennini, questo può rappresentare il lasso temporale della precessione, quindi 26.000 anni: per la storia dell’uomo è un lasso temporale enorme, per la storia della Terra un istante; ma è solo nell’ultimo secolo che si è generato un gradiente demografico allarmante, supportato dalla tecnologia e dalla possibilità di produzione estensiva di cibo, che ha generato una richiesta sempre più forte di energia e quindi maggiore inquinamento di CO2 in atmosfera, che ha superato le 400 parti per milione rispetto alle 280 circa di età pre-industriale. Tutto ciò sta comportando il riscaldamento climatico che determina maggiore evaporazione degli oceani e quindi fenomeni di rilascio d’acqua dall’atmosfera sempre più estremi e frequenti, con gradienti di pressione in atmosfera che determinano venti sempre più veloci e distruttivi, anche oltre i 200 km/h, come è successo in nord Italia nell’autunno del 2018 (tempesta Vaia).
 

Ilulissat - luglio 2025

Vent’anni fa si pensava che la calotta glaciale della Groenlandia si sarebbe sciolta in circa 1000 anni, ma con l’attuale aumento esponenziale della temperatura sia degli oceani sia dell’atmosfera, ora sappiamo che questa finestra temporale sarà molto più breve: la perdita dei ghiacci groenlandesi significherà un innalzamento del livello del mare globale di 6-7 m, un valore terrificante per tutte le aree costiere popolate nel mondo. Stiamo quindi rapidamente uscendo dal periodo Quaternario, segnato da un generale raffreddamento del clima terrestre e caratterizzato da glaciazioni, ed entrando nell’Antropocene.
Stiamo assistendo inoltre a una importante estinzione di massa, la sesta estinzione di massa globale, con importante perdita di biodiversità a causa del gradiente termico che si è innescato.
Viviamo gradienti demografici in maniera molto asimmetrica: la popolazione africana sta crescendo a una velocità di oltre 70%, mentre quella europea cresce di circa l’11%; inoltre il reddito pro-capite in Europa è molto più alto di quello in Africa. Questi due gradienti determinano inevitabilmente una migrazione dall’Africa all’Europa a cui assistiamo quotidianamente con le tragedie in mare che scuotono le nostre coscienze. (...)

Foto di G. Scotto di Clemente 

lunedì 6 ottobre 2025

 Italia sempre più vulnerabile: le zone a rischio dissesto crescono del 15%

Ambiente. Nel report di Ispra il pericolo frane interessa il 23% del territorio, 70.000 chilometri quadrati. A determinare il dato eventi idro-meteorologici giudicati di eccezionale intensità ma anche l’aumento del monitoraggio

Da "Il Sole 24 ore" - 6/10/2025

Il periodo 2022- 2024, come ricostruisce il quarto “Rapporto Ispra sul Dissesto idrogeologico in Italia” (Edizione 2024) «è stato segnato da eventi idro-meteorologici di eccezionale intensità». Accadimenti quali
«le esondazioni diffuse lungo le aste fluviali principali e secondarie nelle Marche del settembre 2022, le colate rapide di fango e detriti nell’isola di Ischia nel novembre 2022 con 12 morti, le alluvioni in Emilia-Romagna nel maggio 2023, con danni stimati in 8,6 miliardi di euro, le intense precipitazioni in Valle d’Aosta e Piemonte settentrionale nel giugno 2024», ricostruiscono i ricercatori.
Il risultato è un aumento del 15% della superficie del territorio italiano pericoloso per la presenza di frane. 

(...) Sul banco degli imputati, i ricercatori non hanno dubbi, ci sono i cambiamenti climatici che scatenano «un incremento della frequenza delle piogge intense e concentrate, con conseguente aumento delle frane superficiali, delle colate rapide di fango e detriti, delle alluvioni, incluse le flash flood (piene rapide e improvvise), amplificando il rischio con impatti anche su territori storicamente meno esposti». Un esempio? «Nel 2023 – racconta Trigila – a maggio nell’entroterra dell’Emilia-Romagna abbiamo avuto oltre 80mila frane, che sono un numero straordinariamente elevato. Basti considerare che solitamente parliamo di mille frane, al massimo 3mila, in un anno in tutta Italia».
(...) un aiuto è arrivato anche dall’intelligenza artificiale: «Chiunque infatti – conclude - può servirsi della piattaforma nazionale IdroGEO, (idrogeo.isprambiente.it/app, Ndr), che fornisce informazioni e risposte sul dissesto idrogeologico».