giovedì 20 marzo 2025

 Scioglimento dei ghiacciai

Da "Il Manifesto" - 20/03/2025
 
«GLI ANNI PEGGIORI DA QUANDO si raccolgono i dati sono stati in particolare gli ultimi
tre- specifica il glaciologo Riccardo Scotti, responsabile scientifico del Servizio Glaciologico
Italiano – e sono gli unici tre anni consecutivi in cui tutte le 19 aree montuose glacializzate del pianeta hanno visto una perdita di volume di ghiaccio: un dato assolutamente significativo». La conferma arriva anche dai dati appena pubblicati dalla World Metereological Organization (WMO), nel suo State of Climate 2024, in cui si legge che la più grande perdita triennale di massa glaciale mai registrata si è verificata negli ultimi tre anni, come anche le tre più basse estensioni di ghiaccio antartico. Gli ultimi tre anni sono stati critici in particolare per i ghiacciai italiani. Il monitoraggio del Servizio Glaciologico Italiano ha rilevato che il 2024 è andato meglio: è stata un’annata non fredda ma nevosa e questo
ha rallentato la riduzione volumetrica, che comunque continua.

SEMPRE IN BASE AI DATI PUBBLICATI su Nature, pur con entità variabile da una regione all’altra la deglaciazione riguarda tutte le catene montuose del pianeta, e – proporzionalmente al ghiaccio presente – raggiunge il massimo proprio in Europa centrale (Alpi e Pirenei), che in un quarto di secolo ha perso addirittura il 39% della sua massa glaciale censita nel 2000, rivelandosi estremamente sensibile agli effetti del riscaldamento globale. Tra i settori più colpiti seguono il Caucaso/Medio Oriente (-35%), Nuova Zelanda (-29%), Asia settentrionale, Usa e Canada occidentali (-23%). Più contenute (sempre in termini relativi) le perdite nell’Artico Russo e nel Nord dell’Artico Canadese (-3%), nonché nella fascia subantartica (-1,5%). 
(...)
«Negli ultimi 25 anni abbiamo visto alcune catene montuose dell’Europa centrale subire arretramenti molto più marcati, appunto le Alpi, i Pirenei, il Caucaso, con perdita di volume di ghiaccio pari quasi a 40%, che rappresenta il dato più significativo a livello mondiale, mentre nell’Artico alcune zone arrivano al massimo al 5%; c’è’ quindi una grande range di diversificazione, anche se il dato comune è che tutte, ma proprio tutte le catene montuose vedono un segno meno».

ANCHE LA RIPERCUSSIONE SULLE RISERVE idriche è diversa da zona a zona.

«Nonostante le alpi sono le catene montuose che più hanno subito arretramenti – continua Scotti – per motivi essenzialmente climatici il contributo che danno i ghiacciai alpini in termini di riserva idrica è meno fondamentale rispetto all’Himalaia (vedi articolo qui sotto) o le Ande dove milioni di persone vivono in bacini idrografici largamente alimentati dai ghiacciai. Le ghiacciaie delle Alpi hanno un interesse altamente specifico: nei momenti di siccità evitano che i fiumi vadano in secca completa. Hanno questo importante ruolo di regolatore dei regimi fluviali, senza differenze enormi a livello alpino, perché tutta la catena essenzialmente riceve dei grossi quantitativi di precipitazioni rispetto a quello che è poi il bilancio idrico; quindi la perdita dei ghiaccia riduce questo contributo regolatore.

L’EFFETTO MAGGIORE SUI FIUMI LEGATO all’aumento delle temperature sarà dato da altre componenti, ad esempio la riduzione delle nevicate; se si riduce il manto nevoso che copre le Alpi, cambia il regime idrologico del fiume: il picco di portata si anticipa in primavera, il fiume si presenta con una portata alta in inverno quando serve a poco, mentre in estati sempre più calde i fiumi aumenteranno la tendenza ad andare in secca».
 
Aletsch - Alpi svizzere


GLI EFFETTI PIU’ RILEVANTI DELLA RITIRATA dei ghiacciai si manifestano con l’innalzamento degli oceani: secondo lo studio il ghiaccio perso è equivalente a un aumento del livello marino di 18 millimetri, a cui va sommato il contributo di fusione delle calotte polari, soprattutto la Groenlandia, e della dilatazione termica delle acque oceaniche divenute più calde, per un totale di circa 8 centimetri di aumento del livello marino nel medesimo periodo 2000-2023. 

 

mercoledì 19 marzo 2025

 Pinguini 2025

 

Domenica 16/03 alla base neozelandese Robert Scott sono passati circa 50 pinguini imperatore. Hanno superato il ghiaccio marino appena formato e si sono diretti direttamente in mare aperto. Individua il giovane di Adelia che ha accompagnato il viaggio

📸 Peter McCarthy

 



 

martedì 4 marzo 2025

 Ancora centrali termo nucleari?

 

 Armaroli: «Le centrali che vuole il governo non esistono»
 
Da "Il Manifesto" - 04/03/2025
 
Armaroli dirigente di ricerca del Cnr: «L’azienda che stava sviluppando il nucleare modulare ha chiuso il progetto. L’Italia e l’Europa non hanno materia prima. Il più grande player è Rosatom, di proprietà del governo russo. Contro di essa ci si è ben guardati da imporre sanzioni»
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Ieri il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin si è arrampicato su specchi molto inclinati cercando di spiegare il motivo per cui il provvedimento non sarebbe in contrasto con la volontà espressa dai cittadini di cancellare il nucleare con due referendum nel 1987 e nel 2011. 
«Questa scelta, dopo un’analisi fatta anche con molti giuristi, non va a contrastare i referendum. Il ddl dice chiaro che non ci saranno più le grandi centrali. È un po’ come un referendum su un motociclo anni Trenta e poi una Ferrari di oggi». 
 
La Ferrari di cui parla, però, non c’è, come spiega Nicola Armaroli, dirigente di ricerca presso il Cnr: «Si continua a parlare di una tecnologia che non esiste. Questo fa sì, tra l’altro, che non si possa sapere quanto costano queste nuove centrali. E io mi chiedo qual è la base numerica di un business plan in base al quale questo governo dice che l’energia prodotta dalle centrali costerà meno. Sulle bollette non si può scherzare».
A febbraio è stato audito alla Camera: ha spiegato che le tecnologia su cui punta l’Italia non ci sono. Che cosa intende dire?
La prima azienda che stava sviluppando il nucleare modulare su piccola scala, NuScale, alla fine del 2023 ha annunciato che chiude il progetto. Si tratta di un’azienda Usa, la prima ad avere ottenuto l’autorizzazione a mettere sul mercato un reattore da 77 megawatt. Arrivati però al dunque, con l’impianto già venduto a un paio di aziende, ha dovuto ammettere che le stime promesse sui costi di produzione di energia elettrica erano errate, che il prezzo reale sarebbe stato ben più alto rispetto a quanto prospettato. In Francia, invece, Edf ha abbandonato il piano di realizzare quelli che si chiamano Smr, Small modular nuclear reactors. Questi sono i fatti. L’idea dei Smr non è nuova. Prima però occorre un prototipo credibile dai costi certi e poi fabbriche che lo producono in serie. Il governo dovrebbe essere più esplicito su questo dettaglio.
Grafici alla mano, nella sua audizione ha sfatato anche il mito di un presunto
rinascimento nucleare. Qual è la realtà?
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https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Nuclear_Accident.png


L’Italia e l’Europa non dispongono di materia prima. Il più grande player del settore nucleare è Rosatom, una società di proprietà del governo russo, che dispone di una filiera integrale del nucleare. Contro di essa ci si è ben guardati da imporre sanzioni, anche perché questo avrebbe creato seri problemi a numerose centrali in tutto il mondo, alle quali fornisce ad esempio le barre di combustibile. Oggi i dominatori della tecnologia nucleare, che nelle economie di mercato ha fallito, sono Cina e Russia. Questa è la situazione. E non si capisce perché se sulle risorse e tecnologie russe e cinesi facciamo tanti distinguo, l’idea che dominino nella filiera nucleare passi sotto silenzio. 
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Non esiste un paese al mondo a economia di mercato dove il nucleare sta in piedi da solo. Quindi il decreto certifica che il nucleare non si farà. A meno che non si voglia aggirare l’ostacolo, considerando «private» le grandi aziende nazionali partecipate a maggioranza dallo Stato.
Quanti sarebbero i reattori in costruzione in Italia?
Decine di piccoli reattori, indicativamente tra 50 e 200, quindi molto diffusi lungo lo Stivale.
Ho però l’impressione che il nucleare sia soprattutto un argomento politicamente comodo.
Si dichiara di risolvere un problema (bollette alte). Tanto poi, coi tempi biblici in gioco, la
patata bollente toccherà a qualcun altro.