giovedì 18 luglio 2024

 Il respiro del mare

Nell’aprile del 2023 la temperatura media della superficie del mare ha raggiunto il nuovo record di 21,1 gradi centigradi. Immaginateli come un enorme «termometro» e regolatore del clima globale: sono gli
oceani che, grazie alla loro capacità di assorbire e rilasciare calore, contribuiscono da sempre a garantire un clima regolare. Tra i principali motori di questa regolazione climatica, il «nastro trasportatore» che sposta le acque calde dalle regioni tropicali verso le latitudini più elevate, dove si raffreddano, affondano e ritornano verso i tropici in un ciclo continuo.
A CAUSA DELL’ASSORBIMENTO del calore in eccesso per il surriscaldamento globale, però, il meccanismo si sta inceppando e gli oceani registrano un costante aumento della temperatura. Nel periodo 2011/20 l’aumento medio è stato di 0,88°C rispetto al periodo 1850/1900. Nell’aprile 2023 la temperatura media della superficie del mare ha raggiunto il record di 21,1°C e le proiezioni ci indicano che questa tendenza non si fermerà.(...)
 

L’IMPATTO PIÙ RILEVANTE, però, si registra proprio sulla termoregolazione del clima, oltre che sulla produzione di ossigeno (il 50% di quello generato sulla Terra è attribuibile al fitoplancton marino) e sull’assorbimento di anidride carbonica (ogni anno il mare ne assorbe un quarto di quella emessa). Pare quasi di sentire il mare sempre più in affanno sotto il peso degli effetti del cambiamento climatico e Il respiro degli oceani è il titolo che il Wwf ha scelto per il suo ultimo dossier presentato l’8 giugno scorso in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani. Il dossier prende in esame il nostro mare, il Mar Mediterraneo, descrivendo sei effetti del cambiamento climatico: tropicalizzazione, aumento delle specie aliene invasive, proliferazione di meduse, perdita delle praterie di Poseidonia oceanica, scomparsa delle gorgonie e mortalità di massa della Pinna nobilis.
LO STRESS TERMICO CAUSATO dall’aumento delle temperature sta influenzando anche la distribuzione delle praterie di Poseidonia oceanica che costituisce l’habitat fondamentale per circa il 20/25% delle specie marine della regione che da questo ambiente dipendono per alimentarsi, riprodursi e trovare rifugio. Sempre i cambiamenti climatici innescano la moria di massa delle gorgonie con effetti dannosi sulla struttura degli habitat marini: la loro scomparsa, infatti, porta a una riduzione della biodiversità subacquea, aprendo la strada alla colonizzazione delle specie invasive. Allo stesso modo la crisi climatica starebbe provocando la moria della Pinna nobilis, il più grande bivalve endemico del nostro mare: nel gennaio 2020, l’Area Marina Protetta di Miramare ha documentato una mortalità del
60/80% delle popolazioni del sito.(...)

Da "Il Manifesto" - 18/07/2024
Foto di G. Scotto di Clemente

martedì 4 giugno 2024

 Dopo la fusione nucleare i mini reattori: tutte le frottole...

 

Il brano è tratto da l'articolo di G. Onufrio, Direttore di Greenpeace Italia- Domani del 4/6/2024

Pochi mesi fa abbiamo ascoltato le fantasmagoriche dichiarazioni da parte di Eni che annunciava «la prima centrale elettrica industriale da fusione in grado di immettere elettricità in rete, che dovrebbe essere operativa nei primi anni del 2030» Come abbiamo già scritto in queste pagine, queste sono affermazioni destituite di ogni fondamento.
Ora il governo si appresta a inserire il nucleare nella nuova versione del Piano energia e clima (Pniec). Si tratta però dei piccoli reattori modulari (SMR, Small Modular Reactor), reattori di dimensioni fino a 300 MW elettrici,che dovrebbero essere prodotti in modo industriale [modulare] per ridurne il costo.
L'idea era già emersa negli anni '80. Anche in Italia si fecero due progetti, uno al Politecnico di Milano (reattore IRIS) e uno alla Sapienza di Roma.
Il professor Giovanni Battista Zorzoli ricorda che nel caso di IRIS «non era solo una invenzione universitaria, perché vi partecipavano diverse imprese, italiane e internazionali, ed è andato avanti per anni con finanzíamenti importanti. Alla fine, è stato abbandonato perché si è visto che, malgrado l'idea
dell'assemblaggio in fabbrica coni  costi non si tornava». Entrambi i progetti furono abbandonati.
Pochìssimi prototipi. Se esistono un'ottantina di progetti diversi allo studio, sono pochissimi i prototipi di SMR funzionanti. Uno in Russia, un reattore di seconda generazione, un altro in Cina dal 2016. Entrambi hanno registrato costi tra il triplo e il quadruplo del previsto.
(...)
L'altro caso riguarda la Rolls Royce, che ha accantonato i piani di sviluppo degli SMR che prevedevano la costruzione di due impianti per produrre in serie i vessel ad alta pressione e altre componenti, a seguito del rinvio della decisione sul sito da parte dell'agenzia governativa britannica.
L'idea di fondo, che si possano ridurre i costi dellelettricità da nucleare facendo molti reattori piccoli, è tuttora indimostrata. La storia della tecnologia finora è andata in direzione opposta (reattori più grandi) e ha fallito sul piano economico (vedi l'EPR francese e l'AP1000 nippoamericano). 

La transizione è possibile.

 
In California quinta economia mondiale, le rinnovabili in questi mesi hanno superato la richiesta di elettricità per diverse ore al giomo e le batterie coprono una quota crescente della domanda serale e notturna E siamo solo all'inizio.
La transízione energetica significa elettrificare i nostri consumi e per quelli non elettrificabili usare in prospettiva l'idrogeno e la quota possibile di bioenergíe.
Ma anche per produrre idrogeno, il nuovo nucleare è fuori gioco: il costo del kWh secondo la banca d'affari americana Lazard è superiore a quello delle rinnovabili anche considerando le batterie industriali.
Se, in un documento di pianificazione importante come il Pniec si volessero attribuire quantità future di energia agli SMR tecnologia esistente solo allo stadio di prototipo, sarebbe un falso ideologico.

(...) L'idea che "con le sole rinnovabili non ce la facciamo" è indimostrata, mentre diversi sono ormai gli studi che ne verificano la fattibilità. Se oggi importiamo il 77 per cento delle'nergia totale, la transizione verso le rinnovabili e l'elettrificazione di utilizzi come i trasporti e riscaldamento, può capovolgere la situazione rendendoci autonomi per trequarti. ll mercato dell'energia cambierà ma non sparirà (l'idrogeno verde costerà meno in altri paesi) e anche su questo il nostro paese avrebbe delle carte da giocare.
Invece, continuiamo a confondere le acque, dalla fusione agli SMR.

Nel frattempo, le rinnovabili di fatto non corrono come potrebbero. In più una campagna anti rinnovabile cerca di bloccarle. L'obiettivo sembra sempre quello: proteggere il mercato del gas, delle fossili e delle industrie in retroguardia rischiando di far perdere al paese una delle più importanti, e certe, trasformazioni industriali della storia, quella delle rinnovabili.