lunedì 6 ottobre 2025

 Italia sempre più vulnerabile: le zone a rischio dissesto crescono del 15%

Ambiente. Nel report di Ispra il pericolo frane interessa il 23% del territorio, 70.000 chilometri quadrati. A determinare il dato eventi idro-meteorologici giudicati di eccezionale intensità ma anche l’aumento del monitoraggio

Da "Il Sole 24 ore" - 6/10/2025

Il periodo 2022- 2024, come ricostruisce il quarto “Rapporto Ispra sul Dissesto idrogeologico in Italia” (Edizione 2024) «è stato segnato da eventi idro-meteorologici di eccezionale intensità». Accadimenti quali
«le esondazioni diffuse lungo le aste fluviali principali e secondarie nelle Marche del settembre 2022, le colate rapide di fango e detriti nell’isola di Ischia nel novembre 2022 con 12 morti, le alluvioni in Emilia-Romagna nel maggio 2023, con danni stimati in 8,6 miliardi di euro, le intense precipitazioni in Valle d’Aosta e Piemonte settentrionale nel giugno 2024», ricostruiscono i ricercatori.
Il risultato è un aumento del 15% della superficie del territorio italiano pericoloso per la presenza di frane. 

(...) Sul banco degli imputati, i ricercatori non hanno dubbi, ci sono i cambiamenti climatici che scatenano «un incremento della frequenza delle piogge intense e concentrate, con conseguente aumento delle frane superficiali, delle colate rapide di fango e detriti, delle alluvioni, incluse le flash flood (piene rapide e improvvise), amplificando il rischio con impatti anche su territori storicamente meno esposti». Un esempio? «Nel 2023 – racconta Trigila – a maggio nell’entroterra dell’Emilia-Romagna abbiamo avuto oltre 80mila frane, che sono un numero straordinariamente elevato. Basti considerare che solitamente parliamo di mille frane, al massimo 3mila, in un anno in tutta Italia».
(...) un aiuto è arrivato anche dall’intelligenza artificiale: «Chiunque infatti – conclude - può servirsi della piattaforma nazionale IdroGEO, (idrogeo.isprambiente.it/app, Ndr), che fornisce informazioni e risposte sul dissesto idrogeologico».

giovedì 11 settembre 2025

 "Scrivo i necrologi dei ghiacciai. Muoiono nel silenzio globale"

Da "La Stampa" - 11/09/2025
 
«Sono diventato il poeta che scrive i necrologi dei ghiacciai». Lo ammette Andri Snær Magnason, scrittore islandese. Nel 2019, insieme a scienziati e attivisti, ha organizzato il funerale del Okjökull, uno dei più celebri d'Islanda, il primo dell'isola a essersi completamente sciolto. La lapide in cima alla montagna è una lettera per il futuro che recita così: 
"Questo è un monumento per dimostrare che sapevamo ciò che stava succedendo e ciò che era necessario fare. Solo voi sapete se ce l'abbiamo fatta". 
Da quel giorno la stessa targa è stata posta negli ex-ghiacciai di Nepal, Francia, Messico e molti altri
Paesi. 
(...) Come era nata l'idea della targa?
«All'epoca, insieme a due antropologi, ci siamo chiesti: abbiamo monumenti per guerre ed eventi epocali; perché non "segnare" anche ciò che perdiamo nel presente? Okjökull (traduzione dall'islandese: il ghiacciaio dell'Ok) era il luogo perfetto già dal nome. Perché l'Ok non era più "ok", nel senso inglese del termine».
Il clima influenza anche il linguaggio?
«Nel caso del Okjökull la natura ha scelto il luogo giusto per farci capire l'emergenza. Ma il  cambiamento climatico è più rapido delle nostre capacità di adattarci, anche con la comunicazione. Il nostro Paese rischia lo stesso destino: l'Islanda, in inglese Iceland, senza "Ice" (ghiaccio) che nome avrà?». 
(...)L'ultimo epitaffio con le sue parole dove si trova?
«Sul ghiacciaio Yala sull'Himalaya (Nepal), uno dei più studiati, oggi non più considerato ghiacciaio attivo. Rientra tra gli oltre 60.000 che potrebbero scomparire in questo secolo». 
Ilulissat - Groenlandia - luglio 2025

(...)
Guerre e crisi geopolitiche spostano risorse e attenzione. Come fa a resistere, lei?
«Se fossi un complottista direi che le guerre servono a distrarci dalla lotta al cambiamento climatico. Non lo sono, ma è un dato che molti Paesi oggi spostano risorse su difesa e guerra che sarebbero cruciali per adattamento e transizione energetica. Io ho scelto di continuare il cammino: ero tentato anch'io di scrivere di Palestina o Ucraina, ma se non affrontiamo il clima, quelle guerre saranno
il preludio di conflitti futuri. Serve raccontare chi ce la fa. Non eroi mitici, ma modelli in ogni settore dell'economia. Molti pensano "so qual è il problema, ma cosa posso fare?". Ecco: bisogna mostrare strade concrete». —